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Bubka salta insieme al Cio: "Non è l'Onu ma..."

L'ex campione ucraino appoggia il comitato olimpico e ringrazia l'Italia per gli aiuti agli atleti

Bubka salta insieme al Cio: "Non è l'Onu ma..."

Fuggito dalla guerra come un profugo, sul treno partito da Leopoli. Con la paura di «non rivedere più mia madre ora 85enne che sento solo per telefono», visto che è bloccata a Donetsk dopo un'operazione con il fratello maggiore. Il nome di Sergej Bubka è inciso nella storia dello sport, oggi prova a scrivere una storia diversa, sostenendo la sua Ucraina (è nativo di Luhansk ma ora vive a Kiev dove tornerà presto, ndr) da presidente del Comitato olimpico. In lacrime e con il «cuore spezzato» per una guerra che «mai pensavo potesse capitare, è stato uno choc». Ma anche con una speranza, anzi una certezza per il futuro: «Ci vorrà tempo ma ricostruiremo tutto, anche lo sport, unico strumento che può riportare la pace».

Sta spendendo ogni energia per aiutare i suoi connazionali: «Mi occupo del coordinamento delle attività, di indirizzare le risorse che ci arrivano, di prendermi cura dei nostri atleti, è un lavoro incessante». Il ritorno a Roma trentotto anni dopo la gara spettacolo con il francese Vigneron nell'asta al Golden Gala dello stadio Olimpico è per fare visita - al Centro Onesti all'Acquacetosa - ad alcuni degli oltre 500 atleti del suo paese di venti federazioni ospitati in Italia. Oltre che per ringraziare il collega Giovanni Malagò e il sottosegretario allo sport Vezzali per quanto il nostro paese sta facendo. «Interpretiamo la solidarietà olimpica, considerate questa la vostra seconda casa, troverete qui tutto quello che vi serve», così il numero uno del Coni agli atleti ucraini. Un milione e mezzo di euro sarà invece stanziato dal Dipartimento dello sport per quest'emergenza umanitaria.

A quasi due mesi dall'invasione russa, il futuro è ancora quanto mai incerto per l'Ucraina. «Sentiamo il supporto da molti Paesi e da molti Comitati olimpici nel mondo, a cominciare dall'Italia, e questo significa molto per noi. Se restiamo uniti vinceremo», ha sottolineato Bubka. Intanto continuano le esclusioni degli atleti dalle manifestazioni sportive. «Oggi dico che farei il possibile per evitare qualsiasi forma di boicottaggio, perché significherebbe impedire a molti atleti di coronare il loro sogno», ha sottolineato l'ex primatista mondiale dell'asta, campione olimpico a Seul 1988 e per sei volte consecutive campione mondiale (dal 1983 al 1997) prima per l'Unione Sovietica, poi per l'Ucraina - Dovete capire la situazione internazionale: dal 2017 il Comitato olimpico internazionale non ha più rapporti con il governo della Russia. Dopo Sochi 2014 e lo scandalo doping, il comitato olimpico russo è stato multato e non può rappresentare il paese con inno e bandiera. Il Cio non è l'Onu, ma ha preso misure forti mai adottate prima e noi seguiamo le sue linee guida. Il Comitato russo dovrebbe schierarsi apertamente contro questa guerra».

Nei prossimi giorni Bubka, insieme al ministro della gioventù e dello sport Guttasait che lo sta accompagnando in questo giro europeo, sarà a Losanna dal presidente del Cio Bach per poi tornare in patria.

Dove lo aspettano i familiari e tanti atleti che sperano in una pace ancora lontana.

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