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Bucci, dottor Stranamore di Bologna

Cresciuto nella Fortitudo, ha regalato alla Virtus 3 scudetti e la stella

di Oscar Eleni

N otte senza sonno, ma anche senza lacrime. Alberto Bucci, il nostro carissimo dottor Stranamore, non le avrebbe volute, anche se ha dovuto andarsene per non aver convinto il suo male al patto di sopravvivenza: se vivo io, vivi anche tu. Era così questo gigante del nostro basket nato a Bologna nel giorno della Liberazione, un uomo geniale, un allenatore che aveva fantasia non soltanto nelle giacche che indossava. Ci voleva Albertone per non prendersi la scomunica dai fortitudini quando è andato alla Virtus e ha portato lo scudetto della stella. Il primo dei tre conquistati da un allenatore che, come Bianchini, amava le difese trappola, ma non le lavagne, perché, come il vate di Torre Pallavicina, sapeva sempre parlare all'anima dei giocatori. Nato in Furla sotto il triumvirato Tesini-Parisini-Lamberti, diventato il vero dottor Stranamore con Porelli alla Virtus dove poi ha fatto di tutto, persino il presidente, diceva lui, perché se un amico sta male, quello è il momento per andare ad aiutarlo.

Lo ha fatto sempre e nel suo magistero, nelle notti senza tempo, come ha scritto nel suo libro, deve tanto a tutte le società che hanno creduto in lui. Per la verità era facile, le portava dall'oratorio al vertice. Da Rimini a Fabriano prima del volo con le Vu nere per la stella conquistata in gara tre contro Milano, quella di Peterson. Ha dato il meglio dove aveva bisogno di vedere oltre i numeri: scudetto perso con Livorno sul tiro fantasma di Forti, sempre contro Milano.

Troppo grande il dolore ricordando tante vigilie passate proprio in casa sua, gli piaceva dare ricovero ai randagi, mentre ancora non sapevamo che fra le sue magnifiche donne di casa Rossella, la santa, Beatrice e Carlotta ci sarebbe stata anche Annalisa campionessa di kick boxing. Lui tirava calci al destino dal giorno in cui la poliomielite lo fece zoppicare, ma non arrendere. Ieri a Desio, dove Bologna ha mancato la redenzione contro Cantù, la curva virtussina ci ha davvero commosso, vero che tutto il palazzo ha applaudito, ma quel verso preso da una canzone del Lucio Dalla, che di Bucci era fratello, ci è sembrato davvero il più bello anche se, purtroppo, l'anno che verrà sarà senza i ti voglio bene di Alberto.

Anche noi come i tifosi lo salutiamo con quell'armonia: caro amico ti scrivo e siccome sei andato molto lontano più forte ti scriverò che hai saputo farti voler bene.

Domani saranno in tanti a Bologna in piazza Grande dove per l'ultima volta ci saluteremo.

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