Gianluigi Buffon tira avanti fino all'estate del duemila e diciotto. Forse. Poi, chissà. Il mondiale di Russia sarà l'ultima stazione ma non è detto che il portiere scenderà dal treno. Non dipenderà dalla nazionale ma dalla Juventus. Se la squadra di Allegri vincerà la coppa dei campioni, allora esiste un patto, tra il giocatore e il presidente, che la storia continui verso l'intercontinentale. Tutto questo detto tra le risate del medesimo portiere, perché la vittoria della Champions è diventata la favola dei bianconeri e la barzelletta degli avversari.
Però c'è un limite a tutto, nel senso degli anni che avanzano e che pesano e che contano. Contano per un calciatore maturo e datato che vede correre e scattare attorno a se gli sbarbati spinti dal vento della giovinezza. Pesano per un portiere che può perdere i tempi di reazione fulminei mentre gli ammortizzatori sono meno elastici. Buffon gioca con le parole, ridendo, con e sulle stesse. Si concede un'ultima virgola di percentuale, fa parte del copione, sempre, quando si scrive o si parla di scudetto o di vittoria. Il cento per cento è escluso a prescindere. Il signore di mezza età, di Marcello Marchesi ritorna di moda nel nostro football, Totti prima e Buffon adesso, tra premesse e promesse, lacrime e sberleffi. Il tifoso ci casca e si illude, il giornalista ne approfitta, la storiella, più che la storia, continua.
Buffon va ai quaranta, l'età dello Zoff mondiale in Spagna, quando, quattro anni prima in Argentina, il monumento friulano venne definito miope e ormai destinato a villa Arzilla. Accadde, invece che, quattro anni dopo appunto, Zoff balzasse come un puma, su un pallone deviato di testa dal brasiliano Oscar, negli ultimi secondi della sfida contro la squadra di Zico e Falcao, portando l'Italia avanti nel mondiale per poi sollevare la coppa al cielo, nel teatro del Bernabeu. Lo sogna anche Gigio Gigione Buffon, il fatto è già avvenuto a Berlino ma potrebbe riaccadere a Mosca. Più facile che si realizzi questo evento che quello della Juventus a Kiev, impresa, come già detto, che ormai fa parte del favoloso mondo di Amelie bianconera.
Le parole di Buffon hanno ovviamente scatenato i cosiddetti social, tra pernacchie e compatimenti. E non c'è nulla di più malinconico di essere sopportati, costretti al part time, alla panchina non a ore ma a minuti, come è capitato a Francesco Totti. Di certo, il giorno del ritiro di Buffon non si moltiplicherà la vendita di fazzoletti pronti a raccogliere fiumi di lacrime. Buffon ha già fatto piangere la Ilaria sua, D'Amico, seduta in tribuna a Cardiff, l'epilogo è scritto, definito, chiaro. E quel patto con il pres come ha detto, con gergo infantile, lo stesso Buffon, non è nemmeno più segreto. È Andrea Agnelli a scrivere il futuro dei propri dipendenti. Come liquidò la pratica Del Piero (che cerca di rientrare alla Juventus, da qualunque ingresso), così ha convinto il portiere, già una volta, a non mollare la presa, non in senso tecnico.
Al 99,9 per cento, comunque, il
fatto avverrà dopo Mosca. Per il momento Gianluigi Buffon prosegue la sua avventura per un altro anno. Ma se ci dovesse riprovare, farebbe la fine di quel soldato che usciva dalla caserma rinculando, facendo finta di entrare.
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