ManchesterUno non lascia, anzi raddoppia. L'altro voleva lasciare, anzi no, ma adesso si'. Due estati opposte, quelle di Ryan Giggs e Wayne Rooney. I due simboli del Manchester United che dopo 27 gloriose stagioni, le più ricche di sempre, ha appena voltato pagina. Salutando Sir Alex Ferguson, che ha scelto di andare in pensione. Al suo posto David Moyes, un altro scozzese, ex Everton. La prima mossa del nuovo manager dei Red Devils è stata di allargare lo staff tecnico. Lo ha raggiunto all'Old Trafford un suo ex giocatore, nonché ex dello United, Phil Neville. Ma soprattutto ha offerto a Giggs, fresco di rinnovo di contratto, un ruolo da giocatore-allenatore. Sulla soglia dei 40 anni, quando la maggior parte dei suoi colleghi già hanno smesso da tempo, il gallese dunque si sdoppia. Dribbling e serpentine nel weekend, direzione degli allenamenti durante la settimana.
Per l'uomo dei record, che con la maglia dello United ha vinto tutto, non è ancora suonata la campana. L'entusiasmo e la fame di vittorie sono quella di un novizio, la classe e il talento intatti, la determinazione di chi sa che presto l'emozione del campo sarà svanita per sempre. «E' pazzesco pensare che sono ancora in campo - ha ammesso di recente l'interessato -. Quando ho cominciato a giocare non avrei mai potuto immaginarmi una carriera simile. Non solo è stata ricca di successi ma anche lunga ben oltre ogni ragionevole previsione. Mi ritengo un uomo molto fortunato». E pieno di risorse. Mentali, e atletiche. Grazie ad un senso del professionismo che in lui diventa quasi ossessione.
Certo, Giggs non è un santo e di errori (fuori dal campo) ne ha commessi più di uno. Dai tradimenti della moglie con la fidanzata del fratello (con cui non parla più), agli screzi con Beckham e alle risse nei pub. Ma in campo Giggs ancora oggi fa la differenza di classe. Dall'alto di un'esperienza che non teme confronti. «La sua etica del lavoro e la sua applicazione negli allenamenti saranno di esempio a tutti, soprattutto per i giovani. Ma è inutile cercare il nuovo Giggs perché uno così' nasce sol ogni 100 anni», ha detto il suo ex mentore Ferguson.
Che ha sollecitato la scelta di Giggs. E che - da deus ex machina dell'Old Trafford - sta pilotando l'uscita di scena di Rooney. Dopo la prima richiesta di cessione risalente tre anni fa, i rapporti tra i due non sono più stati quelli di una volta. Sir Alex si era sentito tradito e lo scorso anno aveva convinto la dirigenza ad investire su Robin Van Persie. L'olandese aveva ricambiato trascinando i Red Devils al 20° titolo nazionale con una caterva di reti. Finendo però per oscurare proprio la stella di Rooney. Una situazione sempre più critica divenuta insopportabile a fine stagione quando Rooney aveva chiesto la cessione. Ormai Sir Alex lo considerava un panchinaro. Richiesta rispedita al mittente, fino all'altro giorno, quando Moyes a sorpresa ha spiegato così la mancata cessione di Wazza: «Ho bisogno di un'alternativa nel caso van Persie si faccia male». Rooney, come un banalissimo rincalzo. Un oltraggio insopportabile per l'orgoglio del calciatore inglese più famoso e pagato, ma soprattutto un ridimensionamento che ha il sapore della bocciatura irrimediabile.
Anche per questo José Mourinho ha ripreso ad esternare, lo vuole al Chelsea, sa che mai come oggi Rooney e lo United sono lontani. Ora si tratta di trovare la giusta offerta. Alternative non ce ne sono più. Anche il Paris Saint Germain si è già tirato fuori, dopo che la moglie Coleen aveva fatto sapere che non si sarebbe trasferita a Parigi. Questione di gusti, lei preferisce vivere nella campagna di Manchester.
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