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C'è un'Italia tutta da scoprire La svolta «verde» di Ventura

Come promesso, il ct svecchia la Nazionale. Non solo Lapadula: da Cataldi a Gagliardini ecco le grandi novità

C'è un'Italia tutta da scoprire La svolta «verde» di Ventura

Ora che Giampiero Ventura ha accelerato il processo di ringiovanimento del gruppo azzurro, in molti sono intrigati dalla prospettiva di una nazionale che dovrebbe avere un futuro lungo. Certo, un ribaltone così non si vedeva da tempo - qualcuno in questi giorni rievoca la bella Under 21 di Vicini trapiantata fra i grandi - ma visto che l'Italia all'ultimo Europeo era una delle più vecchie dell'ultimo mezzo secolo (oltre 30 anni la media dei giocatori di Conte), il rinnovamento appariva fisiologico.

E se il già «vecchio» Balotelli scalpita dalla Francia per una chiamata che forse arriverà a marzo, ecco i nuovi azzurri da scoprire, allenamento dopo allenamento (Ventura ne avrà ancora diversi prima dell'inedita trasferta in Lichtenstein). I «virgulti» a caccia di gloria arrivano da Genoa e Atalanta (vedi Izzo e Gagliardini), ma anche dal Milan (Lapadula) diventano il serbatoio maggiore della truppa di Ventura, dalla Lazio (Cataldi) e dal Sassuolo (Politano). Insomma da tecnici di squadre che non sono «big» ma che credono nei propri baby. La carta di identità si sta abbassando, fioccano i 1993, 1994 e 1995 senza dimenticare il «minorenne» (almeno fino a febbraio) Donnarumma, classe 1999. E con il primo stage di novembre, ci sarà un'altra ventata di gioventù: in rampa di lancio i rossoneri Calabria e Locatelli, gli atalantini Conti, Caldara e Petagna, mentre i calciatori del Sassuolo (da Sensi a Ricci) dovranno onorare l'Europa League e quindi non ci saranno. Tutto in attesa, magari, di rivedere uno degli esterni più in forma, quell'El Shaarawy snobbato dal ct finora.

I «deb» assoluti nella Nazionale maggiore sono 4, Izzo, Pavoletti e Zappacosta erano già entrati nel gruppo azzurro con Conte nello stage pre-Europei. E le sorprese maggiori sono Gagliardini e Lapadula, entrati nel gruppo rispettivamente con 411 (329 in questa stagione) e 157 minuti giocati nella massima serie. Se non è un record, poco ci manca. Il primo è stato chiamato per il forfait di Marchisio, ma l'atalantino che sta bruciando le tappe in modo inatteso è in realtà un jolly del centrocampo, potendo rivestire i ruoli di interno, mediano, ma all'occorrenza anche di esterno sinistro. Il secondo, inserito nella rosa di Ventura per l'infortunio di Gabbiadini, ha regalato un gol di tacco dopo 146 secondi dall'ingresso in campo, prodezza offerta in passato da gente del calibro di Del Piero, Mancini e Crespo (tanto per citarne solo alcuni). Quando disse no al ct peruviano Gareca - lui che ha madre sudamericana -, che voleva reclutarlo nella Coppa del Centenario, sperava nell'azzurro.

Cataldi aspettava da tempo la chiamata dopo la lunga gavetta nell'Under 21, lui che però nella Lazio ha giocato solo 4 gare da titolare in stagione; Politano, altra sorpresa dell'ultim'ora, approfitta della svolta tattica auspicata da Ventura, alla ricerca di esterni validi per varare il 4-2-4, uno dei suoi marchi di fabbrica. Discorso a parte per Izzo, entrato nel gruppo di Conte ma poi sfiorato da un'indagine per un nuovo scandalo scommesse, che non ha comunque abbassato il rendimento del terzino. Pavoletti e Zappacosta tra infortuni e scelte tecniche stanno giocando meno nelle loro squadre, ma restano due alternative valide. Per avere spazio in Nazionale, dovranno lavorare e sgomitare.

Tra scelte rivedibili, la giovane Italia avanza.

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