Calcio marcio, Buffon all'attacco: "Vergogna quei blitz annunciati"

Il portiere della Nazionale critica le Procure, difende Conte e avverte: "Tutto questo non farà bene alla nazionale"

Calcio marcio, Buffon all'attacco: "Vergogna quei blitz annunciati"

Non lo hanno intidimidito e nemmeno zittito. La minaccia, fatta filtrare sui giornali, di una convocazione “punitiva” di Gianluigi Buffon dopo le frasi simbolo dell’altro giorno («meglio due feriti che un morto»), ha provocato l’effetto opposto. Il portierone della Nazionale e della Juve, testa bassa e occhi sgranati per lunghi minuti dinanzi ai microfoni, ha caricato come un toro ferito la magistratura e i costumi vergognosi tollerati dalla giustizia italiana, ha spiegato bene il senso delle sue frasi e la difesa convinta del suo allenatore Antonio Conte. Il suo esordio è stato persino dolce, punteggiato da qualche prudenza: «Non posso dire quello che realmente cuore e mente mi farebbero dire. Ho avuto l’ennesima conferma che alla fine le persone perbene, con la coscienza a posto e senza scheletri nell’armadio non possono esprimere il loro pensiero. Vabbé il mondo va così e aggiungo sta andando male. Resto dell’idea che la prima cosa da preservare sia la democrazia e la libertà di pensiero degli altri. Nella vita bisogna prendersi le responsabilità ed io me le sono prese, sempre. Se per quelle frasi verrò ascoltato in Procura? Non lo so, il brutto è che le cose si apprendono sempre da voi giornalisti giorni prima». È stato solo l’inizio del suo intervento pirotecnico: «Ho piena fiducia nei pm che possono fare piena giustizia, non c’è nulla di peggio che giocare o speculare sulla vita delle persone. È una vergogna che se ci sono delle operazioni giudiziarie voi lo sapete 3-4 mesi prima, se io vado a parlare con un pm voi sapete il contenuto dieci minuti dopo, anzi, 5 minuti dopo. Questa è la vergogna. Come mai alle 6 del mattino c’erano le telecamere dietro i cancelli di Coverciano?». Alzi la mano chi ha qualcosa da obiettare.
Vergogna mista a rabbia per la strumentalizzazione delle sue parole. «Un conto è parlare di combine e un altro sono i comportamenti criminali e truffatori con associazioni che operano alle spalle. No, non temo di perdere Conte, le accuse non mi sembrano così forti»: Buffon non ha fatto un passo indietro, nemmeno un centimetro ha concesso ai moralisti d’accatto raccontando un retroscena personale. «E lo dice uno a cui hanno chiesto, con un sms, dopo il gol preso col Lecce, se avessi scommesso. Ho risposto: se uno è così malizioso, è inutile venire qui a parlare di morale, ho già perso in partenza, sono offese che ti disarmano».
Solo sul conto del “sobrio” professor Monti e della sua “trovata”, ha misurato ogni parola, ogni aggettivo. «La risposta migliore è stata di Abete» la premessa seguita invece da una considerazione elementare che è sotto gli occhi di tutti: chissà se la leggeranno a palazzo Chigi. «Cosa succederebbe se fermassimo il calcio per due o tre anni? Che l’85% dei calciatori, quelli onesti, rimarrebbero senza lavoro. Io magari, un altro lavoro lo trovo ma tanti colleghi no» è il pensiero forte di Buffon che non riesce nemmeno a nascondere il dispetto per il veleno finito sullo scudetto juventino. «Dopo 6 anni ho vinto uno scudetto e ora si parla di campionato virtuale? Questo è stato un campionato senza ombre» il giudizio alto e forte accompagnato dall’idea che questo scandalo sembra ritagliarsi dimensioni maggiori rispetto a quello del 2006. «E non venitemi a dire che lo scandalo farà bene alla Nazionale» l’altra sua stoccata.

Uno come Buffon, fresco vice-presidente del sindacato calciatori, deve anche avere idee precise sul conto dei provvedimenti da prendere. «Chi sbaglia deve pagare e penso sia utile introdurre nei contratti severissime sanzioni economiche oppure sul finire dei campionati bloccare le giocate» le due opzioni proposte.

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