La scienza frena bruscamente le ambizioni del calcio. «È sport che implica contatti fisici, c'è il rischio di trasmissione. Ho sentito di test ogni tot giorni per i calciatori. Mi sembra un'idea molto tirata». Così il professor Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto superiore di sanità, nel corso della conferenza stampa alla Protezione Civile. Uno schiaffo alla frenesia di ripartenza: «Se dovessi dare un parere, non sarei favorevole e credo che il comitato tecnico scientifico (di cui è membro) sia d'accordo. Poi, sarà la politica a decidere...». E saranno pressioni, fortissime. A cominciare da quelle a caldo di ieri. Diaconale, responsabile comunicazione della Lazio di Lotito, «Rezza pensi a trovare un vaccino... a volte il tifo dà alla testa» ha detto, alludendo alla fede giallorossa dello scienziato che prima di rispondere aveva fatto una battuta evitabile («sono romanista, manderei tutto a monte...»), e Cairo, patron granata, sostenitore del fermare tutto.
Del resto, c'è l'Italia imprenditoriale che smania per ripartire e il calcio resta una delle principali aziende del Paese: se le si guarda come imprese e non come strumento di un gioco, la voglia di ricominciare delle società di calcio è comprensibile, anche giustificabile. Il calcio genera svago ma anche lavoro. Certo, sentire Douglas Costa dire «spero di ricominciare a giocare presto, perché a casa mi annoio», stona con i quotidiani bollettini della Protezione civile. Il presidente federale Gravina è stato chiaro: «Occorre farsi trovare pronti quando scatterà il semaforo verde». La data è, era, il 4 maggio, ripresa supposta degli allenamenti. L'Iss e il comitato tecnico scientifico che gestisce l'emergenza virus sparigliano i piani, ma vedremo cosa accadrà nelle prossime ore.
Per questo, pensando al 4 maggio, per domani è convocata una riunione della commissione medica della Figc, al fine di definire un protocollo di ripresa comune per tutti. Per questo, i club hanno cominciato a richiamare in sede i giocatori che hanno trascorso l'ultimo periodo all'estero: Inter e Milan, Lukaku e Ibra e rispettivi compagni, ma anche il Genoa e la Sampdoria, il Parma e il Cagliari. Tutti hanno predisposto il piano di rientro, di certo anche la Juventus che però fa sapere di non volerlo «condividere pubblicamente». E così non si sa, per esempio, se CR7 (a Madeira dal 9 marzo) tornerà con gli altri o dopo gli altri. Tornare in anticipo rispetto alla ripresa degli allenamenti, serve perché tutti una volta in Italia dovranno stare 2 settimane in isolamento. Di nuovo quel «farsi trovare pronti al semaforo verde» che torna, anche per annullare l'ipotetico vantaggio di chi, come la Lazio (capitano convalescente Lulic a parte), ha tenuto i giocatori in sede. Se mai si ripartirà, sarà tutto un altro film. Tre mesi di stop, infortuni recuperati, condizioni perse, motivazioni annacquate, slanci ritrovati.
E qui la Lazio perderà sì un vantaggio acquisito e potenzialmente decisivo: se non ci fosse stato lo stop, avrebbe giocato unica - una volta a settimana sino a fine maggio. Così invece sarà nella bagarre come tutti, per l'obbligo di finire il più in fretta possibile, per poi lasciare spazio all'Uefa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.