
C'è chi ci ha scherzato su. «Spinazzola è l'unica cosa che funzionava a sinistra». Ci sarebbe da ridere davvero politicamente parlando, se non ci fosse di mezzo un pallone. Se non fosse che Leonardo ieri è volato in Finlandia per operarsi il tendine d'achille rotto. Se non fosse che l'Italia ha perso il suo punto di forza, il miglior azzurro. Il simbolo di un Europeo che ha riscoperto il ruolo del terzino sinistro, con Spinazzola che si è preso la vetrina tra accelerate e assist. Ma dietro di lui in tanti sono diventati un fattore. A partire dagli atalantini Gosens e Maehle: il tedesco ha trascinato i panzer fino all'Inghilterra; il danese è uno degli artefici della rinascita post Eriksen con il prodigio di quel cross-assist di esterno destro nel quarto di finale. E poi ci sono i fenomeni del ruolo: lo spagnolo Jordi Alba e Luke Shaw, anche loro semifinalisti con Spagna e Inghilterra. Loro ci saranno anche nelle final four di Wembley, mentre l'Italia non avrà il suo Leonardo. Insostituibile. Roberto Mancini potrebbe pensare alle fasce «oriunde». Toloi a destra ed Emerson a sinistra per esorcizzare la Spagna. Oppure dirottare Di Lorenzo sulla fascia di Spinazzola. Che era diventato quello che sono stati Facchetti e Cabrini, Maldini e Grosso. Ora l'Italia teme di fare la fine della Francia che si è sgonfiata quando è rimasta senza terzini sinistri e ha dovuto adattare Rabiot. Un ruolo che non si improvvisa e che nel calcio moderno ha assunto una specificità e nomi diversi: esterno basso, il tuttafascia, il quinto. Ma che poi torna sempre alle origini: il terzino. Ora all'Italia ne serve un altro di sinistra.
E meno male che si parla di pallone, perché se dovessimo pescare in quell'ala del Parlamento saremmo messi male, come insegna la caciara orchestrata sull'inginocchiarsi. Ma siamo nelle mani del ct Mancini che finora tutto quello che ha toccato, lo ha trasformato in oro.
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