Sull'isola i pronostici non sono mai stati così incerti nel recente passato. Più a sud, la solita corsa a due, con il resto del lotto irrimediabilmente staccato. Il campionato più telegenico al mondo si svela nello stesso fine settimana delle due regine del Clasico. Premier League e Liga, la coincidenza di un debutto. Nel segno dell'equilibrio il primo, dell'incrollabile dualismo il secondo. In Inghilterra si festeggia il 125° anniversario. Era il marzo 1888 quando l'allora presidente dell'Aston Villa William McGregor invitava altri 11 club a dar vita ad un campionato di incontri calendarizzati. Scopo dichiarato, ottenere maggiori introiti. La Coppa d'Inghilterra era già nata (1871), e da tre anni il calcio era diventato - almeno sull'isola britannica - uno sport professionistico. Ma è stata quella «prima edizione» a gettare le basi perché il football diventasse lo sport più popolare al mondo. Che oggi in Inghilterra vive la sua beatificazione commerciale: la Premier si conferma la lega sportiva più ricca al mondo, grazie ad bacino d'utenza planetario che garantisce circa 3,5 miliardi di euro dalla sola vendita dei diritti tv.
A meno di due settimane dalla chiusura del mercato sono più le incognite che le certezze a condizionare la griglia di partenza: i mal di pancia di Wayne Rooney, Luis Suarez, Gareth Bale possono ancora spostare gli equilibri. Favorito d'obbligo, e non solo perché detentore del titolo, resta il Manchester United. A David Moyes è toccato lo scomodo compito di succedere ad un totem vivente qual era Sir Alex Ferguson. Il calendario gli riserva una partenza in salita, ma le prime indicazioni (vittoria della Community Shield) inducono all'ottimismo. A prescindere dall'esito della saga-Rooney: l'interessato se ne vorrebbe andare ma il Chelsea non è disposto a sganciare 45 milioni. Ai tifosi dei Blues non resta che accontentarsi del ritorno dell'ex Special One, oggi Happy One, alias José Mourinho, a cui sono stati comprati solo giovani di belle speranze (Cristian Cuevas, Marco van Ginkel, Andre Schurrle). Decisamente più spendacciona l'estate del Manchester City: a Roberto Mancini è subentrato il cileno Manuel Pellegrini. Ma i quasi 100 milioni spesi per Fernandinho, Stevan Jovetic, Jesus Navas e Alvaro Negredo richiederanno tempo e pazienza prima di fruttare i primi dividendi. Possibili outsider, Arsenal e Tottenham, sempre che gli Spurs non decidano in extremis di cedere Bale al Real.
A Madrid, dopo il triennio hard-core di Mourinho, si è puntato sulla placidità emiliana di Carlo Ancelotti, immettendo sul mercato 70 milioni per Asir Illarramendi e Isco (e altri minori). Ma il Barcellona, che dopo la ricaduta di Tito Villanova ha scelto l'argentino Gerardo Martino, aveva giocato d'anticipo con Neymar (56 milioni). Senza speranze per le avversarie, come vuole logica e tradizione.
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