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Capello e Ibrahimovic: professione giramondo uniti dal colore dei soldi

Cambiano spesso squadra e ci guadagnano sempre. Uno è il ct più pagato, l'altro sfida le tasse francesi

Capello e Ibrahimovic: professione giramondo uniti dal colore dei soldi

Una loro firma vale sempre oro. Sarà per questo che ogni volta che devono metterla servono infiniti preamboli di trattative. Li chiamano dettagli, clausole legali ma intanto limano al massimo ogni centesimo su contratti milionari. L'estate ha già trovato i re del calciomercato: Fabio Capello e Zlatan Ibrahimovic. Ovvero il nuovo zar della Russia e la nuova «gioconda» all'ombra della Tour Eiffel. Il commissario tecnico più pagato del mondo e il giocatore che monetizza al massimo ogni cambio di casacca. Due paperoni che quando si spostano incassano solo e sempre assegni a sei zeri.
Manca la firma alle due operazioni, ma è solo una formalità. A Mosca hanno già annunciato il ct. «Abbiamo deciso di nominare Fabio Capello come nuovo selezionatore», ha dichiarato il vicepresidente della Federcalcio, Nikita Simonyan. Immediato l'eco dell'allenatore: «Se si concluderà tutto nel migliore dei modi, sarò felice e orgoglioso». A Parigi, Leonardo si è sbilanciato: «Domani (oggi, ndr) sarà un giorno importante per il Psg». Difficile pensare che si riferisse a Verratti che oggi firmerà col club francese. Raiola ha trovato la quadra con Leo al telefono, l'avvocato Rigo è andato nella sede del Milan per altri dettagli. Risolta sarebbe anche la «grana» del nuovo regime fiscale che imporrà Hollande con una tassazione del 75 per cento ai redditi superiori al milione di euro. Si parla di un'opzione per un quarto anno sul contratto triennale. Ma in Francia parlano anche di una possibile distinzione dei redditi eccezionali come quelli di artisti e sportivi.
In tutto questo Capello e Ibrahimovic hanno aspettato tranquilli e sereni perché l'esperienza insegna che gli affari si fanno con calma. Così hanno girato l'Europa. Dopo l'Italia (Milano, Roma, Torino), Fabio è stato Don a Madrid, Sir di sua Maestà e ora sarà Zar alla corte di Putin. Ibra non è da meno: due volte Milano (nerazzurra e rossonera), Torino, Barcellona e ora Parigi. Fare le valigie non è un problema, intanto aspettano al mare: uno a Pantelleria, l'altro a Formentera.

Simili non solo in questo. Due vincenti che si sono scelti, otto anni fa. Non è un caso. Capello si presentò alla Juventus e volle Zlatan, Moggi lo accontentò volentieri. E il tecnico non perde occasione per elogiare lo svedese, l'ultima ieri: «È un giocatore importante per tutte le squadre. Penso che la sua cessione per Berlusconi sia stata molto dura». Ibra invece non ha mai nascosto la sua predilizione: «Capello mi ha fatto diventare un top player». E ancora: «Mi ha insegnato che il rispetto non è qualcosa che si ottiene una volta per tutte, ma è quello che si deve guadagnare ogni volta».
Il rispetto, appunto. Per quello Capello ha stracciato il contratto con l'Inghilterra che voleva togliere la fascia di capitano a Terry senza il suo assenso. Ha sbattuto la porta e proprio pochi giorni fa l'assoluzione del difensore dalle accuse di razzismo gli ha dato ancora una volta ragione. Anche Ibra quando capisce che tira brutta aria saluta. Tanto cadono sempre in piedi, magari con qualche euro in più sul conto in banca. Come quando «scapparono» dalla Juve travolta da Calciopoli: uno finì al Real Madrid, l'altro tra Inter e Milan aveva solo l'imbarazzo della scelta. Due fughe trasformate in affari. Poi Capello fu cacciato dal Real dopo aver vinto un'incredibile Liga: pochi mesi e fu nominato ct dell'Inghilterra, bel modo di cascare. Ibra dopo l'Inter andò a Barcellona, Guardiola secondo lui non lo rispettava e allora saldò il conto col Milan.

Ora sfogliano di nuovo la loro personale «margherita del bengodi» dai petali che sembrano non finire mai. Lo zar Fabio firmerà un assegno da sei milioni a stagione. L'obiettivo è il mondiale brasiliano 2014. Poi si penserà se prolungare la permanenza a Mosca per Russia 2018. Monsieur Zlatan al Psg invece arriverà a quota 14,5 milioni coi premi. Meglio di Cristiano Ronaldo e praticamente alla pari di Messi, dietro solo all'irraggiungibile Eto'o che sfora quota venti milioni all'Anzhi e al «cinese» Drogba che ha fatto bingo con 15 milioni a stagione. Tutti e due sono abituati a guardare gli altri dall'alto verso il basso.
Sono diversi solo nel salutare. Capello lo fa da signore, al massimo serra la mascella. Il messaggio è implicito: «Ve ne pentirete». Anche ieri non ha parlato dell'Inghilterra perché ha un accordo che impone il silenzio. Ibra invece si toglie sassolini e lancia frecciate. Si racconta di una telefonata in via Turati zeppa di ironia culminata con un irriverente: «Siete messi proprio male... Vi serve un assegno?». Alla fine si finisce sempre lì, a un pezzo di carta. A una firma che vale oro.

Non può essere altrimenti quando si muovono i migliori.

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