Capello in pole position per l'Italia del dopo Conte

Il ct che passerà al Chelsea dopo gli Europei lascia un vuoto che solo Fabio può riempire Alternative? Donadoni, Di Biagio e... Materazzi

Capello in pole position per l'Italia del dopo Conte

Antonio Conte al Chelsea è una bella notizia per il calcio italiano. Non vale lo stesso per la nazionale azzurra che andrà a perdere un punto di riferimento solidissimo. Nessuno deve stupirsi, era previsto dal primo giorno. Conte ha accettato la missione della nazionale per lo spirito che lo accompagna da sempre, con la maglia azzurra aveva un conto in sospeso da calciatore, troppi infortuni, troppe occasioni mancate e sfuggite. L'offerta di Tavecchio era arrivata al momento giusto, la separazione dalla Juventus anche. Poi Conte ha tentato, invano, di sistemare la testa e l'organizzazione del calcio italiano; è andato a parlare con tutti i suoi colleghi, ha fatto il giro di tutte le squadre, ha studiato i sistemi di allenamento, non sempre ha trovato corresponsione e disponibilità, anzi, al momento opportuno, in molti gli hanno voltato le spalle, i grandi club, tutti, a cominciare dalla stessa Juventus. Fabio Capello ha detto che Conte non troverà nel Chelsea la stessa protezione che ha trovato con la Juventus. Capello sbaglia, perché la Juventus di Conte, dico della società, non era quella di Capello. Questa era compatta, gestita con i modi di Moggi e la perizia del tecnico friulano e la capacità manageriale di Giraudo. Conte, invece, aveva un rapporto forte soltanto con Andrea Agnelli e con la coppia Marotta-Paratici, il resto gli andava contro, da Elkann ad altre componenti del management.

Conte al Chelsea potrà ricostruire una squadra fuori da tutto, un club il cui proprietario non interferisce nelle scelte del tecnico ma, eventualmente, gli mette a disposizione l'impossibile sul mercato. E, alla fine, Conte potrà realizzare il suo sogno, allenare in Inghilterra, terra che, secondo la sua opinione, è la più adatta a comprendere e ad apprendere il sacrificio del lavoro sul campo, la più pronta a esaltarsi nel carattere patriottico anche se il Chelsea è un carrefour di professionisti. E andrà a sfidare, tra gli altri, Mourinho e Guardiola, una ragione in più per capire la scelta che è, ovviamente, anche finanziaria. Perché, che altro dovrebbe fare un professionista, dedicarsi a una missione evangelica? Parte Conte e si apre il dopo Conte. Tavecchio e la federazione devono decidere che fare da grandi: c'è un mondiale da preparare, c'è una scuola da disciplinare.

Molti i nomi presenti alle Italiarie, Fabio Capello è di sicuro il solo ad avere i titoli, il carattere, l'intelligenza per riempire il vuoto. Escluderei Mancini, si può pensare a Donadoni bis, ci sarebbe Di Biagio che oggi guida la Under 21, dunque un uomo di apparato con costi bassi, un ritorno politico al passato remoto, violato dall'arrivo di Sacchi che poi se ne tornò alla casa madre alla prima occasione buona. Si potrebbe tentare con un ex interista, Tavecchio là tiene il cuore e questo spiega il ruolo di Oriali come assistente di Conte. C'è, allora, chi pensa a una soluzione pazza, tipo Materazzi, chi a Tardelli, chi a Gentile già trombato dai federali precedenti. Siamo nel pieno gioco di mezza stagione, poche idee e confuse.

Mi auguro soltanto che nessuno tiri fuori il cognome di Zeman che continua a vivere nella leggenda degli zemaniani. Altri in lista d'attesa: Mazzarri, Ranieri (impossibile), Zaccheroni. Ma, oltre Capello, vedo il nulla o, comunque, roba piccola. Intanto c'è un europeo da giocare, conoscendo Conte posso dire che sta vivendo queste ore non con l'allegria di chi si è liberato di un peso ma con la pressione di chi, proprio per la scelta effettuata, deve dimostrare di essere l'uomo giusto per il risultato massimo in Francia.

In caso contrario sa che lo copriranno di accuse, le stesse che continuano a muovergli aquile e sciacalli che lo vogliono condannato dalla giustizia ordinaria per le partite addomesticate. E' la solita Italietta, da piazza Venezia a piazzale Loreto.

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