Milano - Tanti, pure troppi. Spesso bravi, di talento, ma relegati in panchina o addirittura in tribuna. È la truppa degli indesiderati, quelli da vendere perché «non rientrano nei piani» dell'allenatore. O semplicemente perché bisogna far cassa. Alle porte del mercato di gennaio, che prenderà il via ufficialmente martedì prossimo, si muove il plotone dei giocatori in cerca di una squadra dove potersi rilanciare, dopo mesi vissuti a guardare gli altri.
Tra esuberi e rose troppo ampie, si rischia però seriamente di fare l'affare. Perché non si tratta solo di giocatori di medio o basso profilo, anzi. Spesso tra nomi impronunciabili o semplici facce da figurina, si scovano anche atleti dal lungo e glorioso passato, finiti in un turbinio anche a loro oscuro. Come, ad esempio, accade a Storari a Cagliari, Neto alla Juventus e Padelli al Torino. Tre portieri alle prese con diversi problemi. Il primo non ha trovato il giusto feeling con l'ambiente societario ed ha le valigie pronte, il secondo vuole giocare e con Buffon davanti è pressoché impossibile. Il terzo, dopo un'annata vissuta a suon di papere e intervallata anche da una convocazione in azzurro, guarda quel Joe Hart spesso autore, a sua volta, di prestazioni non di certo eccelse.
Ma se in porta non si ride, nemmeno in difesa è lecito aspettarsi facce allegre. Perché tra promesse mancate e giocatori al capolinea, la truppa è folta. Al Milan la separazione in casa con i due oggetti misteriosi Ely e Vangioni è palese; dall'altra parte del naviglio Andreolli e Ranocchia non sono di certo prime scelte per Stefano Pioli. E poi Stendardo all'Atalanta, Cissokho al Genoa, Mauricio alla Lazio, Dodò alla Sampdoria e Bovo al Torino. Giocatori che, per un motivo o per un altro, sono chiamati a trovarsi una nuova maglia e portare nelle casse delle rispettive società o un buon introito economico o perlomeno la consapevolezza di poter alleggerire il monte ingaggi. Senza dimenticare la piazza di Napoli, dove all'ormai ex titolare Christian Maggio si affianca a quel Tonelli passato rapidamente, anche a causa di un infortunio, da acquisto di primo piano a ultima delle scelte. Difficile, però, in quest'ultimo caso prevedere una cessione.
È forse la mediana la zona di centrocampo dove, più di tutte, si scarseggia in qualità ma si guadagna in quantità. Perché Migliaccio, Carmona, Felipe Melo, De Ceglie, Marrone e Cigarini di certo non possono rappresentare delle scelte qualitativamente importanti, cosa che di certo non si può invece dire di Morrison, Aquilani (già passato dal Pescara al Sassuolo) ed Hernanes.
Come spesso accade, è il reparto attaccanti quello dove ci sono più esuberi e giocatori dall'estro spesso rinchiuso in un cassetto. Da Paloschi, a Pinilla, passando a Floccari, Acquafresca, Palacio, Jovetic, Biabiany, Gabigol, Luiz Adriano, Honda, Gabbiadini, Iturbe e Budimir. Nomi, alcuni anche altisonanti e che nascondono dietro un investimento economico importante, che parlano della vacuità della norma introdotta dalla Lega Calcio due anni fa; quella norma che prevede la limitazione ad un massimo di 25 calciatori in rosa da poter schierare nel corso del campionato. Una direttiva voluta per cercare di contenere i costi e abbattere il monte ingaggi, ma che non pare abbia finora funzionato nel migliore dei modi. Di certo, però, ha aiutato molti giovani di casa nostra a ritagliarsi una fetta anche importante del palcoscenico. Con tanti cari saluti agli esuberi di oggi, tra i quali si annoverano vecchi stranieri di un calcio che ha ormai cambiato rotta.
Una sequela di giocatori comandati in panchina da Paulo Sousa, tecnico che a Firenze non sta vivendo il suo
periodo migliore e che in molti vedono già con le valigie pronte. E c'è chi già parla del portoghese come possibile sostituto, alla Juventus, di Massimiliano Allegri. Che da Londra indicano già come nuovo coach dell'Arsenal.
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