Con gli amici in coro a cantare per Tonino Zorzi, grandissimo del nostro basket, prima come giocatore e poi come allenatore, che se ne è andato a 88 anni nella sua Gorizia. Oggi beviamo nero perché siamo in lutto come diceva una delle canzoni popolari che si divertiva a cantare nelle tavolate dove anche il basket celebrava il suo terzo tempo. Con la Ignis di Garbosi, di fianco al suo amicone Nesti, portò a Varese il primo scudetto nel 1961. Capocannoniere del campionato a vent'anni, nazionale a 18, allenatore che ha sfidato sempre le grandi inventandosi, nel nome dei Borghi, la bella Napoli che vinse la coppa delle coppe, facendo diventare grandi i giovani talenti della Reyer, bravo al punto che Sandro Gamba con cui si batteva nelle sfide Milano-Varese, lo ha voluto due volte come assistente in Nazionale. Gigante nella casa della gloria del nostro basket, leone per sempre e quando sembrava non esserci più posto per lui da Venezia a Reggio Calabria, passando per Pavia, Siena, tornando spesso a Napoli, si era inventato il ruolo senior coach. Ci mancheranno i suoi camicioni, la voglia di non arrendersi mai, mano santa da oltre 3000 punti segnati, lo spirito guerriero che trasmetteva ai giocatori che lo seguivano nei vari viaggi su tante panchine, l'ultima nel 2011. Ci mancherà la sua voglia di litigare, di berci sopra, di prendere per il collo chi lo tradiva e con la nazionale, nella disastrosa trasferta per il mondiale argentino inseguì un giocatore avversario che aveva spedito gli azzurri a Salta, lontano dalle medaglie.
Di giorno era il nostro paròn, anche se per farlo arrabbiare gli dicevamo che per noi a Milano, l'unico vero paròn era Nereo Rocco. Brindiamo a lui sentendoci più soli, confessando adesso quello che non gli abbiamo mai detto: caro Tonino ti abbiamo voluto davvero bene, anche quando non eravamo d'accordo.
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