Sochi 2014

Carolina incanta Sochi ed è terza dopo il corto

"Mi dicevo coraggiosa e concentrata. E ora sono a metà dell'opera"

Carolina incanta Sochi ed è terza dopo il corto

L'una guarda in basso e mostra tutti i suoi 15 anni acerbi, quasi rifugiandosi nell'ingombrante cappotto peloso dell'allenatrice, all'angolo del "kiss and cry" dove le giurie, pur di casa, non le possono perdonare la caduta sul triplo flip. L'altra, finalmente, guarda in alto e, a 27 anni, fissa dritta in faccia la sorte olimpica che le tende la mano come mai aveva fatto prima. Julia Liptniskaya, la baby russa più temuta nello "short program" di ieri è finita dietro a Carolina Kostner, perfetta, invece, sull'Ave Maria di Schubert, dopo aver anche rischiato col cambio in corsa della sua prima sequenza di salti. Via il triplo toeloop - triplo toeloop, dentro triplo flip - triplo toeloop. L'idea le è balenata due giorni fa in allenamento. Solo così si poteva pensare di arginare Liptiniskaya con i suoi salti (di solito) così meccanicamente perfetti. Solo così si poteva osare, per restare in scia alla coreana Yuna Kim, la predestinata per la medaglia d'oro, che ieri ha centrato un 74.92 nel programma corto. Solo così si doveva provare ad avvicinarsi all'altra ragazzina terribile della Russia, quella Adelina Sotnikova che ieri, sulle note della Carmen, ha stregato tutti. Il notturno di Chopin non porta, invece, fortuna a Mao Asada, l'altro grande, bellissimo, ostacolo per il podio. La giapponese è caduta su un salto e non ha eseguito il "suo" triplo axsel, forse per non rischiare e proporlo invece nel programma libero di oggi. Asada viene "trafitta" dalle giurie con un pesantissimo 55.51, sedicesimo punteggio, più indietro dell'altra azzurra in gara, Valentina Marchei che ha chiuso dodicesima con 57.02.

Così, dietro a Yuna Kim (74.92) e Adelina Sotnikova (74.64) c'è tutta la grazia di "Caro" (74.12), per un ex aequo virtuale di stile e tenacia con il quale ripartire oggi, azzerando ansie, pensieri e fatica. Come ieri, quando ha rivelato: «Sono scesa sul ghiaccio dopo Julia (la Liptiniskaia, ndr) e non sapevo bene cosa aspettarmi come impatto, però mentre pattinavo mi dicevo di essere coraggiosa e concentrata... E ora sono felice, anche se sono solo a metà gara». In effetti ha attaccato ad ogni passo, curando ogni trottola con la sua andatura mancina e ora deve solo crederci e prolungare ad oggi quella preghiera pattinata, trasformandola in un inno profano alla libertà col suo scatenato bolero sexy e perfetto. Estremo dono alla storia del pattinaggio italiano, migliore eredità possibile per chi verrà dopo di lei. Per Liptniskaya la vita sulle lame sarà, invece, ancora lunga. Anzi le sue gare sono iniziate troppo presto con la mamma che decide di lasciare Ekaterinburg per Mosca, crescendo la sua bimba, oggi campionessa europea proprio davanti alla Kostner, con massicce dosi di ginnastica artistica, plasmando Yulia come un'acrobata che per tenersi in forma - si dice - ingoi cellulosa. Carolina invece ha ingoiato tanti dolori e tante amarezze e ne ha tirato fuori poesia e classe. Cinque medaglie mondiali, una d'oro nel 2012 e poi due argenti e due bronzi, nove medaglie europee, di cui 5 d'oro. Manca poco, Carolina.

Quattro minuti e la storia sarà scritta.

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