Cassano: "Non mi pento di aver detto 'no' alla Juve"

Cassano è pronto per rimettersi in gioco dopo la rescissione con la Sampdoria. FantAntonio ha confermato di aver avuto offerte da Palermo e Crotone

Cassano: "Non mi pento di aver detto 'no' alla Juve"

Antonio Cassano a tutto campo. L'ex attaccante di Inter, Milan, Roma e Real Madrid dopo aver rescisso il contratto con la Sampdoria è ora libero sul mercato. Il 34enne di Bari, ai microfoni del Corriere dello Sport, non vede l'ora di rimettersi subito in gioco: "Il calcio è gioia, divertimento, passione. Tutti gli aggettivi più belli che esistono al mondo valgono per il calcio. Il calcio è una droga positiva. Ho ricevuto diverse offerte dall'estero. In Italia ho avuto delle proposte dal Palermo a luglio scorso e anche il Crotone pochi giorni fa mi ha cercato. Però sono innamorato di Genova e mi piacerebbe rimanere nei dintorni, al Nord, se dovessi giocare in Italia. Se invece dovessi andare all'estero, cosa che non escludo, sarebbe ovviamente un altro discorso. In Serie B? Il Pupo a quarant'anni, con questa serie A, può divertirsi ancora un paio d'anni e io penso, a trentaquattro anni, di poter dire ancora la mia. E non facendo solo la presenza. Se arrivasse il momento in cui diventassi ridicolo nel calcio, se non ce la facessi più, sarei il primo a smettere. Io ora sono convinto di poter ancora divertirmi e fare la differenza, in serie A. Mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio. Fare il direttore tecnico o nel settore giovanile, per vedere i ragazzi. Il calcio è la passione della mia vita, è l’unica droga che conosca".

Cassano ha poi parlato della sua fede nerazzurra e ha dichiarato di non essersi mai pentito di aver detto più volte nella sua carriera alla Juventus: "Le due volte che ho rifiutato la Juve è stato perché loro vogliono esclusivamente dei giocatori quadrati. Io sono una persona così, chi mi prende deve accettare i miei pregi e i miei difetti. Avevo l'occasione di andare alla Juve però, quando ho iniziato a giocare, ammiravo molto il Pupo, Francesco Totti. Era il giocatore che in quel periodo, in Serie A, era diverso da tutti gli altri. Era il più forte di tutti e io mi rivedevo in lui. Dovevo andare alla Juve però quando c'è stata l'offerta dei giallorossi ho detto al mio procuratore: dobbiamo andare a Roma assolutamente. Non mi importa della Juve. Sono andato a Roma solo ed esclusivamente per giocare con Totti. L'Inter è sempre stata la squadra del mio cuore, sono sempre stato interista. Ho spinto perciò come un matto, quando dovevo andare dal Milan all'Inter, perché volevo a tutti i costi la maglia nerazzurra. Ho fatto una buona stagione, con nove o dieci gol. Poi arrivò quel santone di Mazzarri, che si sveglia la mattina e vuole fare quello che sa tutto, e all'inizio mi disse, perché avevamo lo stesso procuratore, che non c'erano problemi con me. Poi, appena firmato, dichiarò: Cassano è il primo che deve andare via. Ho sentito allora Moratti, altra persona fantastica che ho trovato nel mondo del calcio, che mi disse: Antò, sono in difficoltà, Mazzarri mi ha detto che te non rientri nei piani della squadra. Io, siccome Moratti è una persona da rispettare, ho detto: Presidente non c'è problema, mi trovo una squadra. Sono andato via senza polemica, perché non c'era motivo di farne.

Perché se oggi mi chiedessero: Antonio qual è la squadra migliore nella quale tu ti sei trovato? Dove eri felice? Io risponderei l'Inter. Perché era gestita in una maniera fantastica da Marco Branca e Piero Ausilio. L'Inter per me è stata la piazza migliore, tra le grandi squadre. Delle piccole invece è stato il Parma".

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