Sport

Gravina chiede in A la regola anti secessione

Lo sloveno: "Via da SuperLega o no Champions". Figc, iscrizione al campionato legata all'Europa

Ceferin, ancora minacce. E Gravina chiede in A la regola anti secessione

Uefa e Lega: due tigri di carta. Nei confronti dei 12 club della SuperLega, ecco i fatti: nessun provvedimento. A parte l'ennesimo avvertimento mezzo stampa tedesca, Der Spiegel, firmato Ceferin: «Chi è in SuperLega non potrà giocare in Champions... Le nostre competizioni saranno fantastiche anche senza queste quattro squadre...». Ancora parole, dunque, non punizioni. E non solo perché gli uffici legali hanno fatto sapere che sarebbero stati provvedimenti di discutibile efficacia ma perché sanzionare i 12 per un comunicato sarebbe ridicolo oltre che facilmente cancellabile. Così dalla sede dell'esecutivo dell'Uefa è spuntata fuori «una forte irritazione» mentre alcuni esponenti di prima fila hanno già cominciato a cambiare registro. Pep Guardiola, ad esempio, schierato contro l'operazione, ha tuonato contro Uefa e Fifa per le quali «ci vorrebbero 400 giorni l'anno per giocare tutte le partite». Ha capito che forse era scarabocchiata la soluzione, ma il problema ora resta. Suggestivo anche il retroscena di Le Monde secondo il quale il presidente della Fifa Infantino, rimasto dietro le quinte nelle prime ore, e indicato col nome in codice W01, avrebbe visto di buon occhio l'iniziativa. Appena i riflettori si sono trasferiti da Montreux a Milano, sede della Lega di serie A, per l'assemblea da remoto che prometteva altre scomuniche, si è capito che l'esito sarebbe stato identico. Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha stoppato ogni tentativo di discussione sul tema, sottolineando che l'argomento non era inserito all'ordine del giorno. Di qui la decisione di fissare una prossima riunione ad hoc. Con Agnelli assente, Marotta e Scaroni non hanno ricevuto perciò gli attacchi promessi da Ferrero, Preziosi e c.

Solo il presidente Dal Pino, in apertura, ha censurato il comportamento della Juve che avrebbe fatto abortire il progetto dei fondi sapendo dello stato avanzato della SuperLega. A scaldare i lavori sono intervenuti un paio di temi: la conferma dell'azione legale di Sky nei confronti di Dazn e Tim e la data del terzo grado di giudizio del caso Lazio-Torino fissata al 13 maggio dal Coni, a due turni dalla fine del campionato. Il presidente Giulini, a giusta ragione, ha tuonato: «Il campionato è irregolare!». Cairo, presidente granata coinvolto, ha replicato ricordando d'aver chiesto ripetutamente alla Lega di fissare la data. La conseguenza è evidente: la partita potrà avvenire a destini già decisi delle due squadre.

L'altro motivo di dissidio aperto è già dietro l'angolo. Perché lunedì, in occasione del consiglio federale per discutere delle licenze nazionali, Gravina ha in mente di chiedere - tra gli altri documenti - l'adesione ai tornei organizzati da Uefa e Fifa «pena sanzioni». Ed è questo codicillo che viene contestato già dalla Juve in testa (con Milan al seguito) che, come si è capito, non ha comunicato ufficialmente l'uscita dalla SuperLeague per non andare incontro alle pesanti penali previste dal contratto (gonfio di 167 pagine). Gli interessati fanno sapere che con la sentenza del tribunale di Madrid, una forzatura del genere, provocherebbe ricorsi alla magistratura. Sempre lunedì, Beppe Marotta, ripeterà la sua posizione: pronto a dimettersi qualora la maggioranza dei club di serie A dovesse chiederglielo. «Come Dal Pino non si è dimesso dopo la lettera dei 7, così farò anch'io» ha promesso.

E l'obiezione non fa una piega.

Commenti