Niente medaglie per l'Italia del nuoto nella seconda giornata dei campionati europei di Berlino. Niente dopo il tris, argento-bronzo-bronzo, frutto della bella partenza di lunedì. Azzurri e azzurre a secco dopo che proprio azzurri e azzurre insieme avevano sognato l'impresa nella staffetta più nuova, più pazza, più imprevedibile del campionati: la neonata 4 per cento mista mixed. In pratica: quattro stili e donne e uomini in vasca insieme per un'ammucchiata sportiva capace di regalare passaggi con distacchi abissali perché magari una o più nazioni schierano uomini nelle prime due frazioni e altre donne o viceversa. Però, nonostante il casino visto in vasca, niente medaglie. Oro all'Inghilterra in 3'44''02 davanti a Olanda e Russia con record del mondo (trattandosi di nuova specialità, l'unico precedente apparteneva all'Australia), dopo che in mattinata era invece stato il quartetto azzurro Ciccarese, Toniato, Bianchi e Masini Luccetti a ottenere il miglior tempo e il primato europeo in 3'48''57.
Peccato, dunque. I quattro azzurri e azzurre della finale, Luca Mencarini (dorso), Mattia Pesce (rana), Elena Di Liddo (farfalla) e Federica Pellegrini (stile libero) hanno chiuso solo quinti dopo essere stati anche d'argento (3'48''23 ). Il cedimento durante i 100 farfalla e la Di Liddo non si nasconde: «Sì, mi sento parzialmente responsabile perché il mio 58 e 9 non è il tempo che ho nelle braccia e nelle gambe. Mi sentivo bloccata e con dei dolori al collo, però ho dato tutto e mi dispiace davvero». La consola Federica, che spiega anche una delle nuove difficoltà della mista mixed: «È stata comunque una gara difficile, soprattutto per noi donne, per le onde provocate dagli uomini quando li incroci. Onde a cui non siamo abituate e che rischiano di fermarci completamente. Questa staffetta è uno show, è spettacolare».
Se la staffetta mista e mixed non ha sfornato medaglie ma simpatia, ben altro ha sfornato, meglio sarebbe dire, emanato, la sfida minore andata in scena fra i soli maschietti azzurri nelle batterie e nella semifinale dei 200 stile. Perché in vasca c'erano il vecchio grande campione e il giovane aspirante campione. Due tipi che hanno già fatto capire di amarsi poco. Fin dalle batterie, Filippo Magnini e Andrea Mitchell D'Arrigo hanno infatti rappresentato qualcosa di diverso, probabilmente qualcosa di più: due modi di intendere lo sport e magari anche il proprio Paese. Più allegro, disincantato Filippo, forse perché i 200 non sono i suoi 100, soprattutto perché a 32 anni e dopo due ori mondiali nei 100, 9 titoli europei, l'ultimo due anni fa a Debrecen, non deve dimostrare nulla se non accontentare il proprio orgoglio. Più silenzioso, introverso il fresco argento dei 400 stile, che invece deve dimostrare tutto e che però con Filippo, per la vicenda del taglio di capelli subito da matricola, proprio non si è preso. Freddezza reciproca la loro, confermata dal silenzio del giovane e dalle sferzanti parole del vecchio, lunedì, dopo l'argento dell'italo americano: «Non mi sembra sfigurato dal taglio di capelli, è all'ultima moda, visto come stava bene sul podio?». Parole seguite a quelle non meno ironicamente affilate della futura signora Magnini, la Fede nazionale: «Non era poi così traumatizzato dal taglio visto come ha poi nuotato...».
Non lo era lunedì, ma ieri, forse, sì. Perché in finale oggi ci sarà il vecchio highlander Filippo, ottavo tempo, nono e fuori per un centesimo il giovane Andrea. «È stata dura, ma sono contento di aver nuotato sotto l'1 e 48 (1'47''93)» dirà Magnini.
«Non prendevo parte a una finale europea dei 200 dal 2006, quando ottenni il bronzo. Riuscirci così, alla mia età, ritrovandomi primo degli italiani, mi riempie di soddisfazione». Il messaggio è chiaro. Anche per Andrea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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