Claudio Gentile contro la Figc: "Ho detto no ai raccomandati e mi hanno tagliato"

L'ex ct dell'under 21 italiana Claudio Gentile ha accusato la Federazione di averlo fatto fuori dal giro: "Pago il fatto di non essermi piegato ai giocatori che mi raccomandavano"

Claudio Gentile contro la Figc: "Ho detto no ai raccomandati e mi hanno tagliato"

Claudio Gentile nella sua carriera da giocatore ha vestito le maglie di Varese, Fiorentina, Juventus e Piacenza. Con i bianconeri ha vinto diversi titoli nazionali ed internazionali, mentre con la maglia della nazionale italiana si è laureato campione del Mondo nel 1982 con l'Italia di Bearzot. Gentile ha poi allenato l'under 21 azzurra dal 2000 al 2006 e da quel momento in poi, se si esclude una breve parentesi al Sion, nel 2014, non ha più proseguito nella sua carriera da tecnico.

Gentile, in un'intervista concessa a TMW Magazine ha parlato della crisi del calcio italiano che non parteciperà ai Mondiali in Russia: “Certamente non mi aspettavo un crollo del genere. Il calcio italiano è sempre stato ai vertici e la mancata qualificazione ai Mondiali ha arrecato un danno economico incalcolabile. La realtà è che molta gente non è nemmeno all’altezza di poter insegnare. Pensavamo di non aver bisogno di investire sui centri sportivi, sulle scuole. Gli altri lo hanno fatto e ci hanno superato. I giovani ci sono, ma ci vuole una scuola che sappia insegnare"

L'ex difensore della Juventus ha poi lanciato un chiaro attacco alla Federazione: "Un allenatore che ha successo, che porta una medaglia che mancava al calcio italiano da anni trattato nel modo come sono stato trattato è incredibile. Pago il fatto di non essermi piegato ai giocatori che mi raccomandavano, la mia era stata una politica di meritocrazia. E difatti ho vinto. E se a livello di Under da allora non abbiamo più vinto niente, mi sembra che forse un po’ di ragione ce l’ho. Con i raccomandati non ottieni risultati, sono i giocatori di qualità che fanno la differenza. Quando ero c.t. dell’Under 21 le pressioni arrivavano da tutte le parti: procuratori, presidenti, direttori sportivi. Io non ho mai dato retta a nessuno, sono andato avanti per la mia strada e i risultati si sono visti.

Dopo aver guidato gli azzurrini ho avuto richieste e non poche dall’estero, ma il mio intento è quello di allenare in Italia. Me lo chiedo sempre: perché non posso allenare in Italia? Sono ancora fiducioso. Pago il fatto di essere uno dice le cose come stanno”.

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