di Riccardo Signori
Senza raccontare belle storie, ma nemmeno belle favole, l'Italia ha dimostrato di avere disperato bisogno della qualità al potere. I risultati confortano sempre meno, però sono bastati pochi minuti di Cassano per spiegare dove stia la differenza tra il giocar calcio e il giocar pallone, tra il ruminante footbaleur e il dominante futbolista. Italia che deve salire ancora gradini, il tempo è poco, meglio che si sbrighi. Come spesso capita sui campi di casa nostra il pregio talentuoso mal si sposa con la capacità di dar ritmo. Prandelli ha provato una doppia coppia: dapprima Verratti con Pirlo, poi Pirlo con Cassano. L'una più innovativa, l'altra più classica. De Rossi alle spalla di tutti e sarà ben che ci stia sempre.
La coppia innovativa ha rischiato di farsi del male: qualche pestarsi di piedi e di posizione, qualche difficoltà a inquadrare giocate e gioco per Candreva e Marchisio, destinati a correre più di tutti e magari anche a vuoto. Difficile capire cosa fossero: centrocampisti? Giocatori di fascia?Di tutto un po' e forse niente. Pirlo se ne stava più defilato a sinistra, dove forse trova miglior spazio per rilanciare palloni di prima intenzione, Verratti più centrale e dominante nel gioco con una qualità: è l'unico che abbina seta fine a corsa e sostanza fisica. Comunque meglio guardare quei due e il guizzare non sempre decisivo di Balotelli, perché il resto è stato mestizia pura: errori nei passaggi, imprecisioni, scarabocchi difensivi. Finora il Lussemburgo ci aveva rifilato un solo gol in tutta la storia, quello di ieri sera è il secondo. Roba da brividi, dalle storie alle favole al noir il passo è breve.
Quando, invece, Pirlo è tornato alla sua naturale posizione, Cassano ha fatto show per cinque minuti, infilando palloni che contano prima di chiudersi nei suoi appartamenti. E la mediocrità si è riappropriata del gioco italiano. Tanto da permettere, appunto, il pari del Lussemburgo. Troppo poco quel Cassano dominante, ma abbastanza per spiegare che l'Italia può fare la differenza solo se gli uomini di miglior classe avranno miccia lunga, se Verratti continuerà a dimostrare di avere superiore condizione fisica, rispetto agli altri suoi compagni di talento, e Pirlo saprà essere cameleonte a seconda del compagno di cordata.
L'Italia dei palleggiatori è l'unico squarcio di calcio proponibile rispetto a quello di una classe operaia che non va mai in Paradiso. Soluzione rischiosa, quasi da traversata del burrone, ma qui manca peso specifico: il peso della classe e della qualità internazionale.
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