L'atto d'amore di Silvio vale più di un "affarone"

Nella vita, come nel calcio, durante alcuni snodi «bisogna fare a fidarsi». E sul conto del Milan di Silvio Berlusconi c'è qualche buon motivo lungo la bellezza di 27 anni di presidenza sfolgorante, colma di trofei e successi in giro per il mondo, per fidarsi ciecamente.

L'atto d'amore di Silvio vale più di un "affarone"

Nella vita, come nel calcio, durante alcuni snodi «bisogna fare a fidarsi». E sul conto del Milan di Silvio Berlusconi c'è qualche buon motivo lungo la bellezza di 27 anni di presidenza sfolgorante, colma di trofei e successi in giro per il mondo, per fidarsi ciecamente. Non certo nell'intento di condividere l'incitamento rivolto ieri ai suoi calciatori dai microfoni di milan-channel puntualmente trasformato in pronostico avventato dai titoli di siti e agenzie («così questa squadra è già pronta per competere per lo scudetto» uguale «il Milan vincerà lo scudetto»). Bisogna fidarsi di un paio di annunci del presidente più titolato al mondo che recitano più o meno così: 1) il Milan sarà l'ultima azienda del gruppo a essere ceduta; 2) dal mercato potrà arrivare qualche rinforzo all'attuale rosa (Ljalic è il nome più accreditato e anche la candidatura più sfiziosa). Segnalano, in epoca di trattative tormentate per la cessione di storici club e la scomparsa delle grandi famiglie italiane dalla scena calcistica nazionale, la garanzia per i tifosi del club rossonero. Sapere che Silvio Berlusconi ha voglia di conservare il controllo della società sottratta al fallimento nel febbraio dell'86, vale probabilmente più dell'arrivo di un centrocampista di nome. Bisogna fidarsi naturalmente della conclamata abilità di Adriano Galliani a cui viene chiesto, dopo una stagione di investimenti generosi, di spendere solo quel che produce il fatturato di via Turati, senza contare insomma sulla disponibilità dell'azionista. Le più recenti operazioni di mercato, dal mancato Tevez (per il veto proveniente… da Pato) all'arrivo di Balotelli passando attraverso le cessioni di Ibra e Thiago che hanno puntellato il bilancio rendendolo solido e auto-sufficiente, fanno pensare che da qui al 2 settembre l'uomo nato e cresciuto in Brianza qualcosa si inventerà per migliorare l'attuale cifra tecnica del gruppo.

Bisogna fidarsi ancora di qualche giovanotto di belle speranze (Vergara e Saponara) prima di arrivare al tecnico Allegri che ha già molti fucili puntati alla schiena. Sono in pochissimi a fidarsi di lui. Deve accettare la sfida, da buon livornese. E cominciare con i play-off di Champions a zittire la frangia di contestatori.

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