il commento 2 L'effetto educativo dell'Europa

di Tony Damascelli
Howard Webb è un arbitro di calcio. Ha diretto Juventus Real Madrid martedì sera a Torino. Ha corso, ha fischiato, ha ammonito, non si è battuto il petto come un braveheart, non ha fatto uso di gel anche perché è calvo, non ha esibito cartellini gialli come gesto di sfida e di minaccia, ha gestito un gruppo di campioni e di vedettes come sa e deve fare un grande arbitro. Dinanzi a lui non sono state segnalate proteste, gesti isterici, reazioni da zitelle e guasconi: piuttosto tutti rispettosi, educati, riverenti quasi. Così dovrebbero andare le cose nel gioco del football, dovunque. Ma dalle nostre parti, verificheremo a fine settimana ma già abbiamo una raccolta abbondante delle prime undici giornate di serie A e B, quando l'arbitro soffia nel fischietto allora scoppia il tumulto, si radunano assemblee condominiali, qualcuno arriva alla minaccia tipo «Io ti ammazzo» altri si limitano al vaffa, altri ancora al pezzo di emme, la squadra si fa squadraccia, attornia l'arbitro, rumoreggia, ringhia, lo stesso arbitro indietreggia, non ha il polso nonostante indossi polsiere sponsorizzate, la scena è da cortile ed è tipica delle nostre aie calcistiche. Poi arrivano le coppe, si gioca in Europa e improvvisamente gli screanzati di cui sopra tornano scolari educati, diligenti, nessuno alza la voce, nessuno mette lingua sulle decisioni, discutibilissime, di quello con il fischietto in bocca. Accade, a noi italiani, anche quando superiamo le dogane, si arriva a Mentone o a Chiasso, Francia o Svizzera, e allora stop ai parcheggi sui marciapiedi, fine dei clacson e delle ingiurie al semaforo, nessun mozzicone per terra o portacenere svuotato in corsa dal finestrino dell'autovettura. Insomma siamo italiani e sappiamo farci riconoscere e conoscere. Così nel football. Ora mi chiedo se l'Aia, nel senso di arbitri, e l'Aic, nel senso di calciatori, abbiano voglia e intelletto per comprendere quale immagine offriamo all'estero ogniqualvolta qualcuno si colleghi con il nostro campionato. Brutti, sporchi e cattivi ma muscolosi, brillantinati, ricchi. L'arbitro? È pilotato, venduto.

Un ultimo esempio o conferma? Una fetta dei tifosi romanisti va in sit-in di protesta alla federcalcio perché gli arbitro ostacolerebbero la marcia trionfale della Roma. Questo dopo dieci vittorie su dieci partite e un solo pareggio. A Mentone e a Mendrisio si scompisciano di risate.

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