di Riccardo Signori
Il deficit comportamentale di Mazzarri non ha entusiasmato Moratti. «Vedremo internamente com'è la cosa. Non posso dare un giudizio perché non ero lì». La cosa è la diserzione del tecnico davanti a Tv e giornalisti che l'aspettavano per commentare il rocambolesco pareggio di Torino. Figura un po' provinciale. Moratti ha cancellato allenatori per molto meno. E comunque ha sempre gradito che i tecnici seguissero la sua linea. Oppure (l'anno passato dopo il Cagliari) interviene e dice: fermi tutti, stavolta parlo solo io. Mazzarri ha dimenticato che i subordinati sono pagati per rappresentare la società anche se hanno nervi tesi o nervi fragili, se un arbitro nega un rigore o ne fischia uno sgradito. Direte: tutti copiano Mourinho. Sì, ma per fare le mourinhate bisogna attendere l'occasione giusta. Mou cominciò a snobbare le conferenze a febbraio. Mazzarri è partito in anticipo, dimenticando che esistono vincoli con le tv. L'Inter non ne è uscita bene, Branca ha provato a tappare il buco rischiando di uscirne peggio. «L'arbitro ha visto qualcosa in più di quel che ci fosse», ha sintetizzato il patron. Senza dimenticare di far sapere all'allenatore che certe distrazioni iniziali sarebbe meglio non ripeterle. Moratti ha smorzato il caso ma l'Inter è in evidente stato di tensione interna, fase di cambio della guardia: c'è chi prende posizione, chi difende la posizione e chi lascia che tutto scorra. Non è il caso di Mazzarri, ma imperversa l'impressione che la pressione gli faccia sempre un gran male. L'Inter che aspetta Thohir comincia a perdere l'imbellettamento, ma anche il miliardario indonesiano: un socio che ha un grosso debito, la preferenza per il basket, l'idea che badi più ad aspetti economici e meno ai giocatori da comprare, perfino il figlio juventino. E non sarà finita. Moratti sta alla finestra, magari adeguandosi a fargli da spalla.
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