il commento 2 Nell'era hi-tech la Freccia in Tv diventa invisibile

di Cristiano Gatti

Ciclismo d'altri tempi, come piace forse ai seppiati dentro con lo sguardo sempre rivolto all'indietro: in piena era tecnologica, il pubblico ripiomba per un giorno negli anni Sessanta, o giù di lì. In televisione - Raisport - danno la Freccia Vallone, gloriosa classica del Nord che ha una invidiata peculiarità: ci conclude sul famigerato Mur de Huy, un chilometro che come dice il nome stesso è praticamente verticale. La storia di questa corsa è immutabile da un secolo: ore di preparazione in attesa della sfida fatale. Anche stavolta è così: i telespettatori si godono i prati ubertosi e le vacche grasse delle Ardenne, pregustando il terribile sprint in apnea.
Ma eccoci al gran finale, dicono i bravi telecronisti: improvvisamente, la corsa si blocca. Letteralmente. Il gruppo resta immobile proprio ai piedi del Mur de Huy, che sarebbe come bloccare una serata galante al momento di salire in camera. «Problemi ai collegamenti», avvertono dalla regia. Per forza o per amore, tocca risalire velocemente sulla macchina del tempo e tornare indietro di mezzo secolo, quando la bufera di neve bloccava a terra l'elicottero e dell'arrivo sulle Tre Cime di Lavaredo non si vedeva un emerito ciufolo. Anche qui, sul Mur de Huy, anno 2013, con un insolito sole che spacca le pietre di Vallonia, solo radiocronaca, per apprendere che vince lo spagnolo Dani Moreno, davanti ai colombiani Henao e Betancur. Di vedere le fasi avvincenti del duello non se ne parla neppure. Bisogna aspettare qualche minuto, a cose strafatte: con un rancido replay, il pubblico assiste al mesto epilogo in differita. Come usava una volta, quando la diretta aveva “il brivido”, per definizione. Quanta amarezza.


Commento scontato e banale, non per questo meno sentito e sincero: ci hanno intasato l'universo di satelliti, ci hanno piazzato piattaforme ovunque, ci hanno ubriacato con il digitale, ma alla fine la Freccia bisogna immaginarsela. In sè non è un male, viva il ritorno della fantasia. Però loro, i tecnoguru, vadano amabilmente a nascondersi.

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