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Conte al bar Champions non mangia biscotto. ​E lo può salvare Eriksen

Battere lo Shakhtar e fiducia in Real-Borussia. Vidal ko, se Barella non ce la fa c'è il danese

Conte al bar Champions  non mangia biscotto. ​E lo può salvare Eriksen

«Non siamo al bar». Dice Antonio Conte. Ma in Champions. Ristorante «da cento euro», sempre per dirla con l'allenatore nerazzurro. Dal ristorante al bar, il passo è breve perché «è deprimente per noi sentire illazioni su presunti biscotti» aggiunge Conte, riferendosi a un pareggio tra Real Madrid e Borussia Moenchengladbach, che qualificherebbe sia Zidane che i tedesci anche in caso di vittoria nerazzurra contro lo Shakhtar. Ha ragione Conte, stiamo fuori dal bar anche perché l'altro di Conte, Giuseppe, li ha chiusi. La sostanza è che l'Inter, in caso di mancata qualificazione agli ottavi di Champions, butterebbe via il primo obiettivo stagionale. Come l'anno scorso. Comunque vada la delusione, lo scoramento, la rabbia non devono essere sentimenti nerazzurri questa sera. Quelli sono già stati riversati e provati in grandi dosi nei pareggi con tedeschi e ucraini, ma anche nelle due sconfitte con il Real Madrid. Il danno è stato fatto prima.

Ma proprio il ko di San Siro contro Zidane, può essere stata la svolta che ti cambia la stagione. Ci sono sconfitte che fanno più bene di tante vittorie, e quella di due settimane fa ha tutto per essere catalogata tra le cadute benefiche. Dalla notte dell'euro follia di Vidal, è uscita un'altra squadra. Lautaro e soci hanno raccontato di essersi parlati, c'è chi ha rivelato di un patto scudetto nato nello spogliatoio di San Siro. Anche Conte in maniera intelligente ha fiutato il momento, mettendo forse da parte certi principi, dogmi tattici e «liberato» la squadra. E sono arrivate tre vittorie di fila, una più convincente dell'altra, nonostante qualche svarione difensivo di troppo. Se stasera arrivasse la quarta, qualificazione a parte, la campagna europea assumerebbe comunque un senso, sarebbe servita a trovare certezze per dare l'assalto allo scudetto. Senza sminuire il fallimento del mancato accesso agli ottavi di finale che resterebbe una macchia indelebile, anche dopo un girone schizofrenico dove lo Shakhtar ha battuto due volte il peggior Real Madrid degli ultimi venti anni e l'Inter è riuscita a fare zero punti contro le merengues. L'attenuante può essere aver giocato quelle due partite senza gli uomini ideali per il tipo di gara da fare: Lukaku all'andata, Brozovic al ritorno.

Il rammarico passa da lì, ma c'è un'ultima possibilità che se raccolta dopo «che eravamo dati per morti» significherebbe che è una stagione nata sotto una buona stella. Contro c'è una squadra ancora in corsa e capace di tutto: dalle imprese con il Real ai dieci gol subiti in due gare con il Moenchengladbach. In Ucraina contro i nerazzurri finì zero a zero.

Conte probabilmente dovrà affidarsi anche a quell'Eriksen, che dopo il minuto giocato contro il Bologna, sembrava già definitivamente con le valigie in mano. Ci potrebbe essere bisogno del danese perché Vidal è fuori per un risentimento muscolare e Barella è in fortissimo dubbio. È il destino che si diverte con l'allenatore nerazzurro, che si potrebbe affidare al giocatore che nelle ultime partite ha giocato una manciata di minuti come l'ultimo arrivato a un torneo dei bar. Ma qui siamo in Champions, un ristorante. Il biscotto è deprimente, ma non quanto un'eliminazione ingoiata rendendolo ininfluente. Un contraccolpo da evitare. E Conte lo sa bene. Quindi si deve vincere.

A prescindere dal biscotto.

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