Il leit motiv lo ha intonato De Rossi. «Bisogna ripartire da uomini veri, gente che ha voglia di sacrificarsi». Dedicato a Balotelli e a qualche stonatura d'orchestra. La nazionale che fu di SuperMario (se mai lo fu) oggi potrebbe essere quella di Zaza e Immobile, magari di Destro e El Shaarawy. Sarà difficile il recupero di Balo, sia per questioni interne, sia per concorrenza che non vorrà mollare spazio. Visto Zaza, qualcuno avrà pensato: perché Balotelli non ha mai corso così tanto, ha mai dato il senso del voler giocare con la squadra, non si è infilato nelle difese con altrettanta grinta? Difficile pescare le risposte che ritrovino le ragioni di SuperMario.
Lavori in corso, ha fatto intendere Conte che ci ha messo il sorriso facile, raccontato di emozioni e tante altre belle sensazioni, eppure al tirar delle somme ha sospeso il giudizio. «Tutto bene, però... il cammino è lungo» e tanto altro avrebbe aggiunto. Insomma buona la prima, non in assoluto il giocare della nazionale. Il bello e il brutto devono ancora venire.
Conte ha lasciato la prima impronta. Il benvenuto della truppa si è intravisto nell'impegno, nel cercare di muoversi secondo coordinate ricevute, anche in quel pressing iniziale. Ma dietro ai sorrisi del ct, costretto a nuovo look da esigenze di copione, resiste però il nerbo e la durezza del tecnico triscudettato. Come se i giocatori lo temessero e volessero evitare guai. Il timore che ti fa correre è una delle armi del ct. Per ora funziona. Ci fosse Balotelli non se ne vedrebbero effetti. Conte cerca disponibilità mentale e fisica. Balo regala solo la sua solitudine e il viver nelle nuvole. Poi ci sarà la sana competizione interna.
Immobile ha messo il fiuto da goleador subito in campo. E che gli altri si facciano avanti. Zaza è stato il coniglio pescato dal cilindro. Già adocchiato dai tempi della Juve, stavolta è servito a dimostrare che la scelta valeva la pena. «Ha personalità, non guardo in quale squadra gioca. L'ho visto con determinate caratteristiche ed è partito titolare». Esemplificativo per chi vuol intendere. Conte ha elogiato perfino la maturità di Quagliarella e tanto altro visto in questa squadra. Così elencato, come una tavola dei comandamenti: «Orgoglio, spirito di appartenenza, unità di intenti, voglia di correre e arrivare prima degli avversari, umiltà. In sintesi: il talento esaltato dall'organizzazione».
Poi il campo dirà il resto. L'Olanda è stata buona comprimaria. Martedì toccherà fare sul serio con la Norvegia, conteranno i punti. La pressione salirà e Conte dovrà tornare a misurarsi con il calcio estero che gli ha dato qualche delusione di troppo ai tempi juventini. La difesa rischia di perdere Chiellini, ma il trio visto a Bari ha il futuro in tasca: c'è poco altro in giro. Il gioco del centrocampo avrà bisogno di interpreti capaci di ruotare senza perdere colpi. I laterali saranno alternati: da De Sciglio e Darmian si arriverà a Candreva e El Shaarawy che il ct vorrebbe vedere correre e faticare lungo la fascia, come gli riesce nel Milan. Potrebbe essere la scelta per affrontare la Norvegia, se il milanista non avrà problemi alla caviglia. L'Italia che fa male parte dai loro innesti, l'Italia che garantisce la stabilità avrà almeno un terzino. Per assurdo, Conte può scegliere meglio di quanto gli sia capitato con la Juve dove non poteva prescindere da Lichtsteiner e Asamoah. Qui il gioco sulle fasce avrà più carburante. Quello in attacco una riserva di gioventù.
Poi la ricetta universale: fare gruppo. «Se vogliamo svoltare, servirà il supporto di tutti: federazione e giocatori.
Non esistono salvatori della patria. Da soli non si risolve nulla. Ma tutti insieme dobbiamo riportare l'Italia ai livelli che merita». Facile a dirsi. O detta con De Rossi: servono uomini veri. Balotelli vada al cinema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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