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Conte-Zhang al tavolo. Una grande delusione che può pesare sul futuro

Tecnico e presidente erano al debutto in un ultimo atto. Ora nulla è scontato nel confronto

Conte-Zhang al tavolo. Una grande delusione che può pesare sul futuro

Peccato, non ci poteva essere modo migliore per ritornare a braccetto e vedere l'effetto che ne sarebbe sortito. Così la delusione peserà. Le tensioni di Conte a bordo campo avevano dato qualche segnale. Inter nervosa come il tecnico. Mettersi attorno ad un tavolo? Significa effetto, ma non affetto.

Steven Zhang e Antonio Conte, rispettivamente presidente numero 21 della storia dell'Inter e allenatore numero 72 della storia medesima, volevano regalarci la foto da primi della classe. Forse lo sono nel cuore, nelle idee, ma senza coppa. Peccato per l'Inter: l'occasione se l'era meritata, il tempo passato nell'attesa voleva miglior fine. Il calcio talvolta è cinico. Non sappiamo se ingiusto. Ma quei due ci hanno provato: non sono il simbolo di una sconfitta, ma l'essenza di una crescita, di un viaggio, di un cammino ancora pieno di chiodi. La rabbiosa perseveranza del tecnico che ha vissuto campo e pallone, calcio e polemiche si è sposata con la cinese ars vivendi del suo giovane padrone. Complessivamente i due si sono trovati, anche se non glielo ha ancora detto nessuno. Meglio farlo subito perché una sconfitta porta spine senza fiori, questa dell'Inter qualche sfascio. E Steven Zhang sa bene che un proverbio di casa sua dice: non è possibile applaudire con una mano sola. Servono due mani o forse quattro: quelle sue e quelle di un buon tecnico.

Il curioso della vicenda nerazzurra racconta, però, che non c'è storia che non si porti dietro una contro-storia. Vinse dieci anni fa la Champions e Mourinho aveva già fatto le valigie. Moratti ci restò male ma per lui gli allenatori erano come i fazzoletti: se ne cambia anche uno al giorno. Qui c'è stato qualcosa di vago, un camminare a fatica degli ultimi mesi nei quali il presidente di 29 anni, è stato lontano e si è dovuto riavvicinare velocemente per placare l'ira del tecnico. E oggi Conte, ancora una volta sconfitto nel suo sogno europeo, non permette una domanda spontanea: adesso riproverete? Corsi e ricorsi della vita da panchinari.

Bisognerebbe ricorrere a Marcello Marchesi quando diceva, cavandoci un sorriso: «Mi sento sotto la cresta dell'onda». Zhang e Conte potrebbero confermare e senza sorriso.

Certo diversi nell'affrontare il loro piano inclinato. Il giovane figlio di Jindong Zhang, ovvero del signor Suning che, solo per comprare la società ha messo 700 milioni, si è dotato di una laurea in Scienze dell'Economia, gestisce l'immagine affacciandosi al mondo anche attraverso i social. E riporterà ai sogni nerazzurri a modo suo. Ieri ha dimenticato qualunque scaramanzia, inviando un messaggio dedicato alla salute della gente: problema che gli sta a cuore viste le reazioni ai casi Covid. «Divertitevi ma state al sicuro» ha raccomandato comparendo in video con maglietta nerazzurra. Non si sono divertiti.

Invece il tecnico lo abbiamo visto a bordo campo: come prima, più di prima, muso duro, faccia grintosa, i nervi tesi di una prima volta in finale o di una ultima volta con l'Inter. Ma i primi della classe non scappano.

Ci riprovano.

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