Dopo il campionato, la Champions. Ovvero il motivo per cui la Juventus ha portato a Torino Cristiano Ronaldo. Stasera, CR7 è invitato al bis. Quasi obbligato, anzi. Lui, il portoghese che ha riscritto tutti i record della manifestazione europea più prestigiosa, dovrà illuminare il Mestalla di Valencia per fare capire alla concorrenza europea (nel girone, anche Manchester United e Young Boys) che gli anni passano, ma la fame e la capacità di buttare la palla dentro restano inalterate: in quello stadio Ronaldo ha già segnato otto reti in nove partite, score che fa il paio con tanti altri che solo a parlarne subentra un giramento di testa mica male. Del resto la Champions è il suo regno, il suo terreno di caccia preferito: cinque trofei vinti, miglior marcatore di sempre (121 gol in 157 partite), l'unico nella storia ad aver segnato in undici match consecutivi (17 reti, nel frangente), sette edizioni mandate in archivio con almeno 10 gol all'attivo e via di questo passo.
C'è di che rabbrividire, ecco: perché i numeri a volte rendono l'idea della grandezza di un atleta e questo è proprio uno di quei casi. L'anno scorso, tanto per aggiungere altro pepe, l'allora attaccante del Real aveva segnato in dieci incontri di fila, dall'inizio della fase a gironi ai quarti di finale. E nell'edizione precedente aveva firmato 12 reti in 13 partite: mostruoso, in un aggettivo.
Alla Juve, ovviamente, si augurano che certi numeri possano ripetersi. Soprattutto però sperano che adesso, rotto il ghiaccio in campionato grazie alla doppietta contro il Sassuolo, l'ansia da prestazione sia stata messa definitivamente alle spalle permettendo allo stesso Ronaldo di avvicinarsi al miglior se stesso possibile: utile insomma non solo come stoccatore finale, ma pure come giocatore in grado di trascinare i compagni, dando loro l'esempio e pilotandoli nei tempestosi mari europei per «aumentare quella consapevolezza» parole care ad Allegri e Marotta che non sempre c'è stata in passato.
Sulla carta, il Valencia di quest'anno non dovrebbe rappresentare ostacolo insormontabile: nella Liga gli spagnoli hanno finora conquistato solo quattro punti in altrettante gare e non potranno schierare l'ex interista Kondogbia, pur se hanno appena recuperato Goncalo Guedes e con lui un minimo di buon umore. Guedes è peraltro portoghese come Ronaldo e, per lui, il Valencia in estate si è svenato versando 45 milioni al Psg: mai da quelle parti avevano speso una cifra simile per un calciatore.
«Dobbiamo essere consapevoli che bisognerà faticare per passare il turno così Allegri perché siamo stati inseriti in un girone particolare. United e Valencia hanno esperienza.
Vincere qui ci permetterebbe di avere un cammino in discesa: senza nulla togliere allo Young Boys, è un girone a tre dove un passo falso può pesare tantissimo». «Rispetto agli scorsi anni ci sentiamo più forti», ha detto Chiellini. Non resta che dimostrarlo.
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