Ponte di Legno È chiaro che la speranza è l'ultima a morire, ma è altrettanto chiaro che sul Mortirolo i sogni di Vincenzo Nibali evaporano come la nebbia. Non si può dire che non ci abbia provato il siciliano, e proprio per questo la montagna consacrata al ciclismo, questo monumento naturale incastonato nel cuore della Valtellina, ha emesso il proprio verdetto sinistro e quasi definitivo.
Roglic domato, Nibali guardato a vista, il 26enne Richard Carapaz ha ormai il Giro in tasca. Negativi? Precipitosi? Forse. Ma con la forma mostrata anche ieri in eurovisione, sembra proprio che ci sia poco da fare contro questo ragazzo. Sarà molto dura buttarlo giù dal trono rosa. Ha un paio di minuti di vantaggio (1'47 di vantaggio sul nostro Nibali, ndc) e davanti a sè ha tappe chiaramente dure, ma non terribili. Quella di oggi, ad Anterselva, è sì un arrivo in quota, ma pedalabile e con la squadra di cui dispone il sudamericano è difficile pensare che possa perdere terreno.
Nel giorno del Mortirolo, freddo e pioggia aggiungono quel tocco di epica al tappone che Carapaz affronta con disarmante sicurezza e tranquillità. Calmo, serafico come un veterano abituato a vagare nelle zone alte della classifica, non soffre di vertigini, né tantomeno di tensione.
Così quando Nibali decide di rompere gli indugi e parte dopo soli 3 chilometri sul Mortirolo, lui lascia fare. Non si scompone. Non si scuote. Glaciale come il clima di ieri su per questa montagna mortifera che sin dal Medioevo è teatro di guerre e morti orribili. Nibali gli parte sotto il naso e gli porta via subito una ventina di secondi: l'ecuadoriano aspetta, ascolta la radio. Decide che è meglio salire del proprio passo, affiancato da una nobile scorta: Landa e Carretero.
Chi paga dazio, ed era già da qualche giorno che mostrava segni di cedimento, è l'ex rosa Primoz Roglic. Tiene botta, non precipita, ma si stacca e alla fine pagherà a Carapaz e Nibali 1'23. «Sono contento per quello che ho guadagnato sullo sloveno, l'annullamento del Gavia probabilmente ci ha tolto qualcosa d'importante», dirà alla fine Nibali.
«Sono giovane, ma in due anni qui in Europa ho imparato tanto, anche a gestire le situazioni difficili», spiega Carapaz, fresco come la rosa che indossa. Speravano di fargli la festa, invece è lui a festeggiare il primato e il compleanno (oggi 26 anni). Chi non ha molto da festeggiare è il nostro Nibali, che è l'unico ad accendere la miccia. A provare a far saltare il banco. Ma come aveva già detto a Como, domenica scorsa, non si dà ancora pace per quella scellerata marcatura a uomo ingaggiata con Roglic, che ha consentito a Carapaz di prendere il largo. «È stato un errore mio e di Roglic lasciare spazio a Carapaz», il rimorso dello Squalo. Così resta lì appeso il domandone: chi lo stacca, Carapaz? «Bella domanda - spiega Nibali -. Sarà dura e per niente facile, perché Carapaz è un corridore solido. Lui è in gamba, forte e pronto per questo Giro. Proveremo a inventarci qualcosa». Promette.
Chi gode a pieni polmoni la sua giornata di gloria è Giulio Ciccone: parte con una ventina di coraggiosi di prima mattina, passa per primo in cima al Mortirolo ipotecando la classifica degli scalatori, poi va a giocarsi la tappa che sognava: ci
riesce battendo il ceco Hirt, l'unico a resistergli. «Ho temuto fino alla fine di essere beffato, per fortuna è finita bene», dice l'abruzzese che ha 24 anni e al Giro ha già vinto due tappe. La prima all'esordio: tre anni fa.
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