
Chissà se Hector Cuper avrà pensato alla cabala dopo aver raggiunto la finale di Coppa d'Africa con il suo Egitto. Oggi è il 5 del mese, non è maggio, ma la ferita del drammatico epilogo del 2002 non si è del tutto rimarginata. Forse per l'hombre vertical è arrivato il momento di passare alla cassa gestita dalla buona sorte, quella che gli ha soffiato nell'anima il fuoco (tenue) dell'eterno secondo (tra Maiorca, Valencia e Inter), dal 5 maggio al 5 febbraio di tre lustri dopo, per chiudere il cerchio e sollevare al cielo qualcosa che rimanga nella storia. La sceneggiatura è appassionante, si gioca quasi in concomitanza con Juve-Inter, ma deve tenere conto di un Camerun che vorrà scrivere il copione a modo suo, per tornare sul gradino più alto del podio dopo un digiuno di 15 anni, e per esorcizzare la maledizione dei "Faraoni". Per due volte i "Leoni Indomabili" hanno trovato in finale l'Egitto (1986 e 2008), in entrambi i casi sono usciti con le ossa rotte. Sfide che hanno alimentato la leggenda di Wael Gomaa, che si è sempre vantato di non aver fatto vedere la palla a Samuel Eto'o. Oggi però è caduto in disgrazia per via delle sue frequentazioni con i Fratelli Musulmani, movimento radicale dichiarato fuorilegge dal presidente Al Sisi. Dell'ultima finale tra Egitto e Camerun, quella del 2008 in Ghana, è rimasto un solo reduce, il portiere 44enne Essam El Hadary, decisivo nella semifinale contro il Burkina Faso. El Hadary è invece stato perdonato dall'establishment egiziano (e reintegrato da Cuper) dopo una sua iniziale adesione alle proteste di piazza Tahrir.
Difficile fare previsioni sull'esito dell'ultimo atto in terra gabonese. L'Egitto mette sul tappeto verde un'ottima organizzazione di gioco, un attaccante letale come il romanista Salah e un centrale del calibro di Hegazy, cresciuto nella Fiorentina. Sul fronte opposto il Camerun non partiva con particolari velleità e lo stesso ct, il belga Broos, aveva parlato di "squadra sperimentale". Eppure il turbo Collins Fai sulla fascia e il difensore goleador Michael Ngadjui hanno saputo fare la differenza.
La cornice (si gioca alle 20 a Libreville, diretta Fox Sports) è quella di una nazione sull'orlo di una crisi economica epocale. Il dittatore Ali Bongo ha speso per organizzare la kermesse 1,5 miliardi di euro, "saccheggiando" le casse dello stato.