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Dai rimpianti brasiliani alla fuga senza paura

Dai rimpianti brasiliani alla fuga senza paura

San Paolo, 3 luglio 1950

L a partita dei rimpianti. L'Italia è già eliminata dopo una sola partita persa con la Svezia: gli altri risultati del girone dicono che il mondiale brasiliano si trasforma già in una gita turistica. Battere il Paraguay è solo un modo per non deludere i tanti emigranti che hanno accolto gli azzurri a San Paolo. L'Italia è travolta da feste e festini: tre giorni prima, per San Giovanni, la metropoli paulista si trasforma in un'enorme Piedigrotta, mentre ogni notte l'albergo sede del ritiro azzurro ospita anche una compagnia di ballo argentina che attira molte attenzioni da parte dei nostri.

Novo e Bardelli smettono di litigare ma cambiano abbondantemente formazione rispetto a quella battuta dagli svedesi. Debuttano in azzurro Pandolfini (che segna il gol del 2-0), Blason e Remondini ma è Amedeo Amadei, il fornaretto, che incanta pubblico e critica: i brasiliani entusiasti lo celebrano come unico giocatore europeo all'altezza dei talenti sudamericani. Apre la sfida un gol di Carapellese, che poi però sbaglierà di tutto, il Paraguay si dimostra poca cosa ma aumenta gli interrogativi dei pochi inviati dei nostri giornali: se pensiamo che questa modesta squadra ha fermato sul pari gli svedesi, che cosa avrebbe potuto fare l'Italia se avesse giocato subito con la formazione giusta? Polemiche che hanno sempre accompagnato ogni eliminazione.

Il 2-0 al Paraguay dunque fa sperare in un futuro radioso. Peccato che per passare il primo turno ai mondiali bisognerà aspettare altri vent'anni. Intanto si torna a casa: gli azzurri che avevano pagato la lunga e prudente traversata via nave, rientrano velocemente in aereo.

La voglia di casa vale più della paura.

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