Calcio

Dalle parole ai fatti. Esame di riparazione per il Milan di Pioli

Diavolo bocciato in "italiano" al derby, si affida al Dna Champions. Il tecnico: "Mi sento in debito con i tifosi". Zlatan a Milanello: prove di futuro

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Milano - Ricucito lo strappo con il mondo Milan dopo la disastrosa comunicazione di sabato sera. A poche ore dal debutto nella nuova stagione di Champions league, Stefano Pioli ha dettato con autentico senso del dolore fisico: «Sono in debito coi tifosi: lo scorso anno quando abbiamo giocato veramente male, ci hanno sostenuto. Ho una pagella nettamente insufficiente nei derby, non avete idea di quanto mi pesi. Se potessi andare da ogni tifoso a fargli capire quanto mi pesi lo farei, ma nelle relazioni non contano le parole, ma i fatti e gli atteggiamenti». Non è stato l'unica confessione dopo la mazzata terribile dell'1 a 5. Perché poi, ad altro microfono, ha aggiunto forse il giudizio più calcistico di tutto il suo lunedì grigio: «A livello di scaltrezza, attenzione e furbizia abbiamo pagato». Segno che ha condiviso, a bocce ferme, l'identica analisi, spietata, di Arrigo Sacchi che ha sentenziato di un Milan «leggero e superficiale». Così è stato. E così non può più essere da questa sera, ritorno a San Siro, per un applauso spontaneo e totale nei confronti di Sandro Tonali (i comportamenti onorevoli vanno premiati, ndr) e per conoscere da vicino la consistenza del Newcastle, quarta forza del girone e perciò mina vagante per una difficilissima qualificazione.

Ricucito lo strappo, nelle stesse ore si è rivisto a Milanello Zlatan Ibrahimovic. Nessuna meraviglia: visita concordata da tempo, fissata per venerdì e poi slittata. Tre ore a parlare con Pioli, rinfrancare un po' di vecchi sodali e incoraggiare lo spogliatoio («dai, dai, positivi, energia») che si è preparato all'appuntamento europeo. «Zlatan è uno dei nostri» la chiosa del tecnico che non ha mai smesso di attendere la sua decisione sulla prossima carriera. Anche Moncada ha confermato la news di un contatto sempre aperto con lo svedese che ha voluto trascorrere tutta l'estate accanto alla famiglia, trascurata in passato. Stasera però il Milan deve uscire dal fossato nel quale è precipitato dopo il derby con le sue energie e con le sue abilità cominciando a verificare il credito dell'altro pezzo del mercato arrivato. È previsto che Reijnders - a proposito di leggerino e superficiale - possa dare il posto a Pobega in partenza, ipotesi confermata indirettamente dallo stesso Pioli («se l'olandese fosse indispensabile vorrebbe dire che saremmo prevedibili»).

Altro cambio in vista è quello previsto sul fronte d'attacco dove il nigeriano Chukuwueze è atteso al debutto più autentico dopo lo spezzone sconfortante del derby. Da sabato scorso il Milan è entrato nel frullatore del calendario: 7 gare in 21 giorni. Indispensabile fare ricorso ai ricambi oltre che al ritorno in trincea difensiva di Tomori (scontata la squalifica). Ricucito lo strappo non può bastare. Bisogna aggiungere il recupero dell'identità di gioco e di spirito collettivo indispensabile per rianimare il popolo dei tifosi e mettere la prima bandierina sul terreno dell'Europa. Non a caso la maglia sfoggiata questa sera avrà un simbolo particolare: ricorderà i 20 anni trascorsi dall'edizione del 2003 conclusa con la finalissima di Manchester. Niente paragoni con quello squadrone, intendiamoci.

Ma qualche gene dev'essere rimasto in giro.

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