Coronavirus

Dall'Uefa a Lotito e Adl, quanti bocciati. Promossi Nba e Hamilton

Calcio fermo, basket capofila, Formula 1 indecisa. Un 10 a Ibra, Lukaku e Lewandowski: generosi

Dall'Uefa a Lotito e Adl, quanti bocciati. Promossi Nba e Hamilton

Un mese di Coronavirus in Italia, anche se lo sport sembra essersene accorto solo da una decina di giorni, da quando cioè non ha potuto più nascondere la testa davanti alla pandemia. Dieci giorni in cui si è visto di tutto, e non solo in Italia, con certi capisaldi del giocare a tutti i costi che cercavano di resistere più dei giapponesi nella foresta.

Il giorno della svolta è forse l'11 marzo, tarda sera, quando la Juve annuncia la positività di Daniele Rugani (voto 10 di incoraggiamento, soprattutto alla moglie incinta), fortunatamente asintomatico. «Sto bene» twitta il giocatore ma l'allarme ormai è scattato. Tutta la Juve finisce in quarantena e il calcio non è più come prima. L'epidemia dilaga anche lì.

Ma purtroppo il mondo del pallone (4) arriva sempre dopo il paese reale. La sera in cui il premier Conte, con il primo decreto dell'emergenza, impone partite a porte chiuse in tutta Italia, in serie B stanno beatamente giocando a La Spezia con la gente sulle gradinate. E la sera in cui impone il coprifuoco a tutto il Paese, fermando anche ogni manifestazione sportiva, si sta giocando regolarmente Sassuolo-Brescia.

Quando scoppia il caso Rugani, invece, tutti vanno con la mente a quell'incredibile abbraccio degli juventini dopo il gol del 2-0 all'Inter. Un'ammucchiata (4) contro ogni regola e prevenzione che infatti poi spedirà tutti in isolamento. Per fortuna alla fine lega e federcalcio si sono piegate alla richiesta del ministro Spadafora (6, bravo ma lento) che ha imposto lo stop. Loro, tra rimpalli e polemiche di basso livello, magari avrebbero giocato ancora. D'altra parte se l'esempio vien dall'alto, l'Uefa (4) è stata l'ultima a cedere. Mentre già il morbo dilagava in Europa, si vedeva ancora Liverpool-Atletico Madrid (8 alla partita, 4 al rischio) a porte aperte con migliaia di castigliani ad Anfield, provenienti da una città già avviata all'attuale drammatico contagio.

Onore alla fermezza di Angel Torres (9), presidente del Getafe, che si rifiuta di mandare la propria squadra a Milano per giocare contro l'Inter in Europa league: «L'Uefa ci cacci pure dalle coppe, ho vissuto 70 anni senza farle. Non rischio la salute dei miei giocatori». Ceferin (4) e compagni di bottega resistono fino all'ultimo minuto, poi cedono: partita rinviata. Se anche il Getafe fosse stato costretto a venire a Milano, non avrebbe trovato l'Inter, finita in auto isolamento il giorno dopo per i contatti con la Juve. E pensare che molti, una settimana prima, avevano riso sarcasticamente per i bulgari del Ludogorets (7) sbarcati a Milano con le mascherine. Magari le avessimo noi...

Ma non è solo l'Uefa a resistere ad oltranza: la Formula 1 (5) mette in scena un altro teatrino imbarazzante. Porta 4mila persone in Australia per il gran premio, fa sfilare i piloti davanti alle telecamere come niente fosse, ma si sente bacchettare da Lewis Hamilton (8), campione del mondo anche in questo: «Tutto ciò non ha senso. Qui conta solo il Dio denaro». Poi scoprono un meccanico positivo e tutti a casa.

La Nba (8) si dimostra più tempestiva di Trump e blocca tutte le sue partite prima che anche la Casa Bianca riconosca l'emergenza. Al primo contagiato, il francese Gobert (4), che il giorno prima in conferenza stampa faceva lo spiritoso toccando tutti i microfoni, si ferma il campionato di basket. Rapida e prudente anche la federsci mondiale (7) che blocca e annulla le ultime gare di coppa. Tennis (7) e ciclismo (7) rinviano senza esitazioni monumenti come Roland Garros e Giro d'Italia, ma la boxe (4) organizza ancora a Londra i match di qualificazione olimpica.

Il Cio (5) continua a prendere tempo per salvare gli incassi miliardari di Tokyo 2020 e dice agli atleti di non preoccuparsi e continuare la preparazione. Ma le proteste montano: in mezza Europa non puoi nemmeno uscire a correre, si proclamano emergenze sanitarie di due mesi e i signori dei cinque anelli pensano ancora di gareggiare a luglio.

In tutto questo resta una sola certezza, la follia del calcio italiano in cui i soliti beceri (0) strappano persino gli striscioni di solidarietà tra Bergamo e Brescia: gente che avrebbe bisogno del tifo, ma di quello virale. Ci si accapiglia persino sulla ripresa degli allenamenti che qualche presidente ottimista (4) come quelli del Napoli e della Lazio (lo stesso che aveva fatto dichiarare al suo portavoce: «Stop al campionato? Lotito non si farà imbrogliare») avrebbe voluto già nei prossimi giorni. Come se le loro squadre facessero parte delle attività strategiche per il Paese. Per non parlare di chi, come Cellino del Brescia (3), ha addirittura imposto agli staff ancora sotto contratto dei due tecnici già licenziati in stagione di presentarsi al lavoro.

Per fortuna finalmente il Governo ha bloccato tutto: sarà difficile provare altre alzate d'ingegno, ma si sa che c'è sempre qualcuno pronto a guadagnare persino nelle catastrofi.

E per fortuna ci sono i Lukaku, gli Ibrahimovic, i Lewandowski, tutti quelli (10) che stanno segnando con generosità i loro gol più belli.

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