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Daniele Nardi all'assalto del gigante tabù

L'alpinista laziale tenterà a gennaio la "prima invernale" del Nanga Parbat, l'Ottomila tra i più difficili e affascinanti del mondo, impresa mai riuscita a nessuno

Daniele Nardi
Daniele Nardi

L'appuntamento con la storia è fissato: il 4 gennaio 2013 l'alpinista laziale Daniele Nardi partirà destinazione Nanga Parbat, 8.125 metri, la parete tra le più difficili e affascinanti del mondo. Nanga Parbat in lingua Baltì significa «regina delle montagne» ed è la nona montagna più alta della Terra. Da tempo Daniele Nardi, che in curriculum conta 4 Ottomila (Everest, K2, Broad Peak e lo stesso Nanga Parbat, scalato insieme a Mario Panzeri nel 2008), ha un sogno nel cassetto: quello di attaccare la vetta della catena del Karakorum e di conquistarla in una "prima" invernale nel periodo tra il 20 gennaio e il 20 febbraio 2013. Un'impresa, che se riuscirà, sarà destinata a entrare nella storia dell'alpinismo himalaiano, perché nessuno vi è mai riuscito: tedeschi, inglesi, scozzesi e anche italiani (Simone Moro, con il russo Urubko, dovette rinunciare il 14 febbraio scorso) hanno fallito nel tempo l'impresa.
L'alpinista di Sezze (Latina) sarà il responsabile di una spedizione internazionale con componenti provenienti da Pakistan, Stati Uniti e Ungheria (al seguito anche Federico Santini, noto video operatore italiano). Durante il tentativo di «prima invernale» al Nanga Parbat, Daniele Nardi utilizzerà la nuova tenda Capsule Zoom messa a punto per le spedizioni a quota 8.000 metri dall'azienda di Bolzano Salewa, marchio leader in Europa per l'attrezzatura e l'abbigliamento da montagna. Campo base a 4.200 metri, poi ne verranno attrezzati altri in quota lungo la via che risale il versante Diamir, uno dei tre del Nanga Parbat (gli altri due sono Rakkiot e Rupal).
«Nel 2008 ho scalato il Nanga Parbat salendo dal versante Diamir, quindi conosco la montagna e la via di ascesa - ha commentato Daniele durante la presentazione della spedizione in Campidoglio - e allora ho scalato in successione anche il Broad Peak di 8.045 metri: esperienze che mi danno tranquillità nell'affrontare il Nanga Parbat anche in pieno inverno». Tuttavia l'alpinista è consapevole dei limiti della propria impresa: «L'inverno in Karakorum a volte può essere proibitivo, e per questa ragione so bene che la chiave di successo dipende dal momento giusto di attacco, quando le condizioni meteo lo consentiranno e resteranno stabili per i giorni necessari all'attacco finale».
L'inverno è il periodo più ostile con temperature fino a 50 sotto zero, il vento a più di 100 km/h e le violentissime nevicate e una parete alta 4000 metri rendono il Nanga Parbat la sfida estrema per eccellenza. «Alle condizioni meteo dovremo poi aggiungere un'altra difficoltà: la solitudine dell'arrampicata - ha concluso Nardi - ma anche su questo fronte mi sono allenato».
Inoltre, da molto tempo Daniele Nardi è ambasciatore per i diritti umani e in questa spedizione porterà con sé l'Alta Bandiera dei Diritti Umani, firmata da 8000 studenti incontrati nelle scuole nei mesi precedenti alla partenza, grazie alla campagna Gioventù per i diritti umani.

«Saranno le firme di quei ragazzi che mi aiuteranno a farla conoscere e sventolare in alto, il più in alto possibile».

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