Davide Pisoni
Milano L'Inter. Dunque via il marziano, via Frank De Boer. Ufficializzato ieri mattina l'addio con la risoluzione del contratto dopo un incontro alla Pinetina. Degna conclusione di un capitolo dello psicodramma nerazzurro. Quattro giorni fa, all'assemblea dei soci l'ad Bolingbroke aveva rassicurato sull'olandese: «resta al cento per cento». La sconfitta con la Sampdoria ha fatto precipitare la situazione, ma è una decisione che sembrava già presa anche se certe ricostruzioni facevano sorridere qualche dirigente. Questa situazione forse è anche peggio. I tifosi inferociti, tanti dalla parte di De Boer, uno eccellente come Fiorello che va dritto: «Bisognerebbe esonerare la dirigenza». Quella che per ora ha affidato la squadra a Stefano Vecchi, allenatore della Primavera, che ieri mattina ha diretto il primo allenamento e domani guiderà la squadra a Southampton in Europa League. Vecchi sarà in panchina anche contro il Crotone in campionato, con la Primavera affidata a Bernazzani nel weekend.
Perché venerdì arrivano i cinesi a Milano guidati dal braccio destro di Suning, Jun Ren. La proprietà è letteralmente infuriata. Anche per questo i cinesi vogliono incontrare di persona Stefano Pioli, conoscerlo, l'occasione già nella giornata di venerdì. L'ex tecnico della Lazio ieri è passato da Milano ha avuto altri contatti con il club. Dal suo punto di vista sarebbe già tutto fatto perché rescindere il contratto con Lotito è l'ultimo dei problemi. Pioli è in pole per prendere il posto di De Boer, è la scelta sostenuta da Piero Ausilio, Giovanni Gardini e Javier Zanetti convinti che in questo momento la via italiana sia la migliore per l'Inter. Anche se Suning, che dà molta importanza anche all'immagine, vorrebbe un «nome». E qui entra in campo anche la figura di Kia Joorabchian, il procuratore anglo-iraniano molto vicino all'azionista di maggioranza del club. Proposto tra gli altri Hiddink che il traghettatore l'ha già fatto al Chelsea. In tutto questo Thohir è ai margini, non solo per il lutto familiare per la morte del padre. Insomma una situazione che più complicata non si può. E con tutta la dirigenza a scadenza nel prossimo giugno, compreso l'ad Bolingbroke, la decisione del nuovo allenatore potrebbe avere conseguenza anche sui futuri assetti.
L'esonero di De Boer è anche una sua sconfitta, per lui che ha difeso fino alla fine l'allenatore olandese che se ne va senza sbattere la porta. A testa alta, ha scritto su Instagram: «Peccato che sia finita così. Per portare avanti questo progetto serviva più tempo. Voglio ringraziare tutti i tifosi per tutto il supporto che mi avete dato questi mesi. Forza Inter». Sullo sfondo la coreografia della Curva nella finale Champions del Bernabeu. Forse un caso, ma dall'anno del triplete, sei stagioni fa, l'Inter ha cambiato nove allenatori. De Boer, l'ottavo, sarà ricordato per il suo impegno nell'imparare l'italiano, per la vittoria dell'illusione sulla Juve, per il caso Brozovic, per il cambio di Kondogbia dopo 28' con il Bologna. Poi ci ha messo del suo con scelte e mosse tattiche, ma questa è una delle occasioni in cui davvero l'allenatore paga per colpe soprattutto non sue. E ieri la dirigenza, come dopo Bergamo e Cagliari, ha messo la squadra di fronte alle proprie responsabilità prima dell'allenamento.
A quel punto era già lontano il marziano atterrato il 9 agosto, a una settimana dall'inizio del campionato, quando la società impiegò oltre un mese a risolvere il caso Mancini. Quella resta la macchia originale sulla stagione dell'Inter. De Boer se ne va dopo ottantaquattro giorni e sette sconfitte in quattordici partite ufficiali.
Gli sarebbe servito più tempo, non ne avrà molto neanche chi arriverà al suo posto. Pioli è l'allenatore in pectore, ma i cinesi furiosi devono dire l'ultima parola sul nono tecnico dal triplete. Il prescelto dovrà superare la prova del nove.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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