Assonnata e pazzamente felice la città si è svegliata in serie A. La festa ha tenuto dentro tutto, come insegna la storia millenaria di Benevento: le forche caudine inflitte ai tiberini, la fedeltà pontificia, i briganti del dopo Unità, il maleficio delle streghe e la santità inarrivabile di Padre Pio da Pietrelcina, nella più profonda provincia sannita. È stata l'esplosione dei sentimenti, il trionfo della ragione sulla scaramanzia, la paura finalmente scacciata via dopo undici finali play-off tutte perse. Ma ne è valsa la pena, oggi gli stregoni giallorossi sono gli unici ad aver conquistato, da debuttanti, due promozioni consecutive: un anno fa si brindava per lo storico ingresso in cadetteria, oggi, come cantano i calciatori, si festeggiano le partite che verranno al San Paolo e all'Olimpico.
Il day-after è una strana sensazione appagante, quasi narcotizzante: l'atmosfera resta elettrica, porta ancora con sé la carica di una notte indimenticabile. Benevento, adagiata ai piedi della catena montuosa del Taburno-Camposauro, si agita di passione, i progetti affollano le menti dei protagonisti. La promozione in A e la storia della squadra sono la storia dei fratelli Vigorito: Ciro il pionere non c'è più, Oreste è il condottiero di oggi: «L'avevo promesso a mio fratello, ci sono riuscito. Giocheremo nel nostro stadio, certo, ne possiede i requisiti. Vorrei portare avanti una sinergia con il Napoli (i cugini sono stati i primi a complimentarsi) ma ancor di più restare in A: siamo in Paradiso e intendiamo restarci».
Il pensiero corre anche al nostalgico ricordo di Carmelo Imbriani, beneventano purosangue, ex attaccante del Napoli e allenatore-giocatore dei sanniti prima di essere strappato al suo tragico destino. C'è spazio per tutti quelli che hanno coltivato un sogno lungo novant'anni ma da oggi testa soltanto a ciò che sarà: il domani va costruito, e nemmeno con calma.
Si cercherà di confermare i gioiellini Puscas e Cragno (di proprietà Inter e Cagliari) e di ottenere in fretta la firma di Baroni. «La serie A è difficilissima, bisogna correre e ci vuole molto denaro. Ma con Vigorito si può fare»: gli stimoli dell'allenatore che regalò uno scudetto al Napoli diradano la festa e aprono le porte al futuro.
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