Diavolo incandescente

MilanelloLa colpa è ancora (e sempre, bisognerebbe aggiungere) di Allegri? A sentire Seedorf che da due mesi è seduto su quella panchina con un ruolino di marcia disarmante, parrebbe di sì. Dinanzi alla tempesta (la minaccia odierna di una feroce contestazione dei curvaioli), con il Milan rimasto tra gli scogli di una classifica deprimente, fuori da tutto, coppa Italia prima e adesso Champions, Clarence ha rivolto il dito contro il suo predecessore. «Io non sono responsabile», ha dettato a un certo punto interrompendo il processo intentato dalla critica. E alla domanda successiva («Quanto tempo è necessario per vedere i frutti del tuo lavoro?») ha fornito una risposta vaga: «Non lo so». Speriamo non il tempo necessario per vedere realizzato il nuovo stadio! «Non è nemmeno logico pensare a un mio esonero, ho ancora due anni di contratto: quante volte è successo nel passato? Faremo di tutto per ricostruire un Milan competitivo», la risposta dedicata all'ipotesi più catastrofista, cavalcata in verità in modo isolato al ritorno dalla Spagna. «Stiamo lavorando non solo sul campo, stiamo facendo dell'altro, recuperando giocatori» ha sottolineato raccomandando per El Shaaravy prudenza, «meglio che si concentri sulla prossima stagione» l'invito perentorio a togliersi dalla testa una rincorsa al mondiale. Allegri, infuriato, ha ascoltato ma non ha risposto, forse per l'ultima volta: è partito per uno stage a Londra, ma al suo rientro, potrebbe vuotare il sacco. La tesi di Seedorf, anche dopo Madrid, è rimasta quella di sempre: non si è sgonfiato l'effetto-novità, la squadra si è piegata in due a causa di un deficit fisico e nervoso, per aver sempre rincorso negli ultimi mesi, offrendo una chiave di lettura personale anche ai tanti recuperi rimediati nel finale dal Milan di Allegri. «Erano frutto della disperazione non della forma fisica», la spiegazione.
Feroce con Allegri, comprensivo invece con il suo spogliatoio e Balotelli in particolare, pronto a lisciare il pelo agli ultrà e al loro comunicato, dietro il quale qualcuno ha persino intravisto un robusto suggeritore. «I sentimenti dei tifosi vanno rispettati» la chiosa di Seedorf, per niente preoccupato del clima di oggi a San Siro, contro il Parma. Sono previsti striscioni e cori, lancio di volantini agli ingressi, presi di mira Balotelli, Galliani (lo stesso Galliani che aveva già preso Tevez e scambiato Coco con Seedorf e Pirlo con Brncic?), rimpianti Ambrosini (che non gioca mai a Firenze) e Pirlo (fischiato e spernacchiato durante le sue esibizioni a San Siro per via di qualche intervista infelice). Smentita da Seedorf anche la virata temperamentale di giovedì. «Io non credo nel bastone, credo nella carota o non carota, è questo il mio stile» la spiegazione. Seguita dalla solita lezione di filosofia: «Io sorrido perché so apprezzare quel che ho». Solo su Balotelli, l'olandese ha tenuto il punto. Invece che lasciarlo lapidare, lo ha difeso con convinzione. «Non ci sono punizioni, è sufficiente per tutti loro l'eliminazione, non c'è un colpevole, ci saranno solo scelte tecniche e Mario giocherà».
Madrid ha lasciato il segno, alla fine. Perché al ritorno dalla Spagna non c'è stato neanche un contatto telefonico col presidente Silvio Berlusconi, e perché, preoccupato dalla piega presa, per oggi Seedorf ha rivisto anche i suoi iniziali piani. Del famoso Milan con 4 attaccanti, forse ne vedremo uno e mezzo, Balotelli e Kakà cioè, visto che l'orientamento emerso è quello di cementare il centrocampo composto da Essien e De Jong con Poli e Montolivo.

Il Parma, tanto per rinfrescare le idee, è reduce da una striscia di 15 partite utili, c'è Cassano col dente avvelenato e Biabiany che all'andata tirò scemo Constant. Insomma, per questo povero Milan, il peggio deve ancora venire.

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