Il Diavolo non sbanda... in curva

Sciopero ultrà, spalti vuoti. Il Milan li ignora e col Cagliari finisce 3-1. Doppietta del francese. Ma il gioco non c'è

Il Diavolo non sbanda... in curva

Nel primo giorno di primavera sboccia un successo del Milan a San Siro, una specie di evento nel 2015 (il terzo) che consente a Pippo Inzaghi di guadagnare altre due settimane di vita spensierata. «Spero che i risultati consentano a Pippo di restare a lungo» fa sapere Galliani, pronto nel rispondere ai quesiti sui piani dell'azionista. «Sono convinto che il Milan si riprenderà con Silvio» è il suo pronostico. Meglio soli che male accompagnati verrebbe da chiosare visto che la contestazione non produce effetti deleteri nel Milan. Anzi diventa una specie di spinta a guadagnare, finalmente, una serata allegra. Piegata la fragile resistenza del Cagliari grazie al solito Menez e a Mexes. Parla francese quest'ultimo Milan di Pippo, settimo per una notte. Jeremy è il suo profeta, lo scaccia-guai con i suoi 15 centri.

Lo sciopero annunciato del tifo è uno sciopero per modo di dire, all'italiana bisognerebbe aggiungere. Invece di occupare la parte centrale della curva, gli ultrà si spostano sui due lati estremi per lasciare al centro il vuoto dove campeggia lo striscione ("game over"). Lo sciopero è solo nel tifo, quindi. La sfida si svolge in un silenzio irreale che valorizza gli urli della panchina rossonera e i berci dei giocatori. Sai che perdita. L'altra curva è occupata dai bambini delle scuole Milan che sfilano durante l'intervallo: sono provenienti da mezzo mondo e godono di uno spettacolo non certo esaltante. Insomma il colpo d'occhio non è poi così male. Così come non è male la partenza del Cagliari che consuma il meglio delle proprie risorse nei primi 10-15 minuti polverizzando una occasione unica (con Sau che sfiora il palo) prima di arrendersi alla solita stoccata di Menez, appena entrato in area su percussione di Poli.

Il francese è così: croce e delizia, apatico in qualche snodo, atipico secondo i dettati calcistici tradizionali, "veneziano" in qualche dribbling esasperato ma poi quando c'è da inventare una giocata efficace eccolo che monta in cattedra e firma dal limite un destro liftato che sembra effettuato con la racchetta di Nadal invece che con il suo piede ispirato. Quella stoccata rianima il Milan, lo rimette al centro del villaggio fino all'intervallo. Perché 2 minuti dopo l'inizio della ripresa, il Cagliari libera in contropiede Farias che mette a sedere Mexes e firma l'1 a 1. Tocca a Mexes ricacciare indietro l'ennesima rimonta subita con un destro potente, al volo da calcio d'angolo, che rimette in sesto la contabilità. È da festeggiare perché si tratta di gol da calcio piazzato, una specie di evento biblico per le abitudini del casato. Van Ginkel si guadagna qualche citazione, Honda qualche fischio all'atto della sostituzione con Cerci, Destro senza un solo pallone a disposizione deve cedere il passo a Pazzini a metà ripresa, in difesa Paletta e Abate fanno buona guardia rispetto a certi disastrosi precedenti.

Angoscia e insicurezze si riaffacciano puntualmente quando Joao Pedro coglie la traversa di Diego Lopez, giusto un minuto prima dell'episodio che fa sobbalzare dalla panchina persino uno come Zeman. Il fallo di Ceppitelli su Cerci infatti è nettamente fuori area: Tagliavento e l'assistente Costanzo prendono un abbaglio clamoroso, trasformandolo in rigore che Menez s'affretta a trasformare nel sigillo del 3 a 1. Cerci e Pazzini si perdono anche il quarto gol, segno che i due arrivati nel finale hanno gamba e anche voglia di guadagnarsi fiducia per il futuro immediato.

Sarebbe un castigo eccessivo per il Cagliari di Zeman che pure resta in partita soltanto 15-20 minuti complessivi. Pochi, troppo pochi per mettere pressione anche a questo Milan mal ridotto che finalmente riesce a non farsi riprendere.

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