Djokovic e Roma trionfo per due. E Binaghi punge Malagò sui russi

Ha vinto Djokovic e ha vinto Roma. Che poi sono ormai praticamente la stessa cosa, visto che quando arriva al Foro Italico Novak si ricarica

Djokovic e Roma trionfo per due. E Binaghi punge Malagò sui russi

Ha vinto Djokovic e ha vinto Roma. Che poi sono ormai praticamente la stessa cosa, visto che quando arriva al Foro Italico Novak si ricarica. E questa ovviamente non è una buona notizia per i suoi rivali in vista di Parigi. Due set per spegnere Tsitsipas - uno vinto a zero e l'altro al tiebreak dopo essere stato sotto 3-5 - che gli consegnano il sesto titolo agli Internazionali, ma soprattutto che cancellano gli affanni degli ultimi mesi e la triste vicenda australiana. Djokovic è tornato, mente e fisico, «e il merito è proprio di Roma: tutte le volte che sono venuto qui un po' giù, mi avete dato una nuova spinta». E lo ha detto in quell'italiano che sembra ormai sempre più una lingua madre. Ha vinto anche Roma, dunque, perché i numeri sono tutti dalla sua parte: record di pubblico (230mila ingressi complessivi), record di incasso (16 milioni), e un futuro che potrebbe cambiare a breve. «Al Roland Garros vogliamo una risposta sulla nostra richiesta di diventare un torneo lungo 15 giorni: ce lo meritiamo, già dal 2023», così ha detto il presidente della Fedretennis Angelo Binaghi alla chiusura del cerchio, vantando i meriti di un'organizzazione che non può altro che suscitare applausi. Lo ha fatto, però, mettendoci di mezzo una stoccata al presidente del Coni Malagò («Ha tentato in tutti i modi di rovinare il torneo, prima invitando a lasciar fuori Djokovic, poi opponendosi ai tennisti russi e bielorussi») che mette la politica al centro del Foro in un giorno in cui forse sarebbe stato bene lasciarla fuori.

Meglio celebrare la Roma di Djokovic (e della Swiatek), un legame difficile da spezzare: «Oggi mio figlio Stefan di 7 anni ha giocato la prima partita: chissà se ha vinto... Questa coppa è per lui». Magari con qualche anno d'anticipo...

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