Donnarumma sfida Handanovic tra porte chiuse e valigie pronte

I portieri tra le poche certezze di due squadre in cerca di un futuro. Il baby rampante e il pararigori uniti anche dalle sirene del mercato

Donnarumma sfida Handanovic tra porte chiuse e valigie pronte

Lo hanno definito il derby HD. Dove l’alta definizione sta tutta nelle mani, quattro come una divinità indiana, di Samir Handanovic e Gianluigi Donnarumma. Portieri grandi come è grande la storia dei portieri di questa partita che si vive a Milano ma che, oggi come mai prima, appartiene al mondo, alla Cina e ai nuovi padroni del football.

MilanInter una parola sola divisa dalla classifica e da questi due giganti di porta; uno, lo sloveno interista, a fatica amato, quasi sopportato, da un popolo che ha ancora nel cuore e nella memoria Zenga e Julio Cesar, il passato bizzarro e nostalgico e le notti trionfanti del triplete. L’altro, il ragazzo milanista, è il presente, il futuro, il sempre, perché questo è il destino dei campioni, fiori di campo improvvisi, sbocciati anche quando il tempo è cattivo, diventati protagonisti da osservatori, solitari, ultime ombre, non partecipando al gioco ma decidendolo, quasi sempre. Handanovic para i rigori come pochissimi al mondo ma Donnarumma si è messo subito in coda alle sue spalle, contro il Torino, all’ultimo fiato, ha cancellato le pretese del suo ex maestro Mihajlovic.

Mani grandi, mani senza fine anche se Handanovic continua a vivere stagioni strambe, ogni estate prepara la valigia, è nella lista della spesa di molte squadre, alla fine scopre e si scopre che nessuno ha davvero voglia di prenderlo, così Samir disfa i bagagli, rimette le cose al posto loro, ritorna in porta, accettando i fischi e gli insulti che gli arrivano addosso ma soltanto a San Siro. Altrove viene rispettato, ricordando le sue cose belle, a Udine quando aveva vent’anni e incominciò a scoprire l’Italia, quell’Italia meno esigente e aspra della metropoli meneghina. L’Italia sta tutta negli occhi, nel sangue e nel viso spavaldo di Gigio Donnarumma. Sembra che giochi a pallone da una vita e la vita deve ancora offrigli il bello, il meglio. Il Milan ha trovato un’altra leggenda, perché questo va a diventare Donnarumma. Ghezzi tanto per dire, a memoria di leggende, esordì a sedici anni tra i dilettanti nel dopoguerra e Cudicini a diciannove anni in serie B. Milano è stata sempre teatro di grandissimi numeri 1, quando questa cifra era legata esclusivamente al portiere, prima che la moda americana stravolgesse lo spirito e il romanticismo delle maglie da gioco.

Donnarumma è un fenomeno più veloce del vento della sua età freschissima. Ha un solo problema: Buffon, non Lorenzo, l’altro monumento milanista poi “traditore” all’Inter, ma Gigi come lui, coinquilino, tutore e maestro in nazionale, rivale in campionato. L’anagrafe ha già scelto, il campo lascia ancora aperto il gioco e la sfida.

Il derby ha bisogno di rialzare la testa, il derby ha bisogno di riscattare l’immagine di una Milano bevuta dalla crisi, l’Expo è alle spalle, i cinesi sono arrivati portando soldi ma anche illusioni, la partita di domenica riapre la scena che in quest’ultimo quinquennio ha smarrito il proprio fascino. Handanovic e Donnarumma sono interpreti giusti di questa recita, opposti per stile, efficaci, infine, per le rispettive squadre. Di certo lo sloveno non entrerà nella hall of fame interista mentre il ragazzo italiano ha messo le tende e allestito tutto il campeggio, a Milano.

Le voci di mercato non possono disturbare la sua casa, anzi sono la conferma che il futuro sarà tutto suo. Se Handanovic sa di avere la valigia pronta, Donnarumma può decidere da solo se restare o partire. Finora ha dimostrato di saperci fare benissimo, con le uscite e i rientri. Il derby aspetta conferme.

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