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Doping, depenalizzata la marijuana per gli sportivi

La giustizia sportiva mondiale da sabato scorso ammette l'uso ricreativo delle canne. Non sarà più considerato "doping". Ma è polemica sui reali effetti della marijuana

Ritaglio foto tratta dal "News of the World"
Ritaglio foto tratta dal "News of the World"

Grande scalpore avevano suscitato le foto del campione di nuoto, Michael Phelps, colto di sorpresa mentre fumava marijuana ad un party. Il nuotatore si era poi scusato pubblicamente. Ora però farsi le canne non sarà più proibito per gli sportivi. L'agenzia mondiale antidoping (Wada) ha alzato la soglia di tolleranza della marijuana portandola a 150 nanogrammi per millilitro, pari a dieci volte il livello attuale. Sopra quella soglia sarà considerato doping (la decisione è entrata in vigore sabato scorso). La cannabis non migliora direttamente le prestazioni ma può avere effetti calmanti e, sotto certi aspetti, alzare la soglia della disposizione dell'atleta al rischio. Alcune federazioni sportive hanno di eliminare la sostanza dalla lista di quelle proibite, sostenendo che gli effetti per gli atleti siano solo rilassanti.

Secondo i primi calcoli l'innalzamento della soglia porterebbe ad una diminuzione di circa l’80% dei casi di positività legati all’uso di marijuana. Nel 2011 tra gli atleti fermati per doping l’8% aveva fatto uso di cannabis. Da sempre, nella comunità scientifica, si dibatte sulla vera utilità della Thc (il principio attivo della pianta): è difficile determinare con esattezza quanto possa modificare le prestazioni sportive.

La scelta della Wada di alzare l’asticella toglie di scena questo tipo di dubbio.

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