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"Dal doping alla guerra i russi sempre assolti. Al Cio diciamo: basta"

L'azzurra di scherma Erica Cipressa dopo la lettera contro la riammissione: "Così ci penalizzano tutti"

"Dal doping alla guerra i russi sempre assolti. Al Cio diciamo: basta"

Solo due atleti italiani, un po' pochini, hanno firmato la lettera spedita al Cio da 323 schermidori contro il ritorno di russi e bielorussi alle qualificazioni olimpiche. Chapeau ai nostri campioni! E se lo sciabolatore Gigi Samele ha una ragione in più, essendo fidanzato con Olga Kharlan campionessa ucraina di sciabola che vive da anni in Italia, Erica Cipressa, 26enne figlia d'arte nel fioretto, non nasconde l'idea dietro la maschera da pedana e va ad allungare la schiera di donne italiane, di ogni campo, che si sta prendendo il palcoscenico: con bravura nell'arte e personalità nelle idee.

Erica, da dove parte la protesta degli atleti?

«Tutto è nato per testimoniare un malcontento, dire la nostra anche nel rispetto degli ucraini. Una iniziativa di atleti a livello internazionale: volevamo farci sentire».

Risultato?

«Sapevamo che la protesta non avrebbe avuto peso. Almeno abbiamo mandato un messaggio».

Cosa avete voluto sottolineare?

«Per prima cosa dire basta ad un atteggiamento dei russi. Nel 2016 ci fu lo scandalo doping e ne uscirono indenni e assolti. Ci sono stati troppi episodi, e atteggiamenti, negli anni. La lettera significa: imparate a rispettare le regole dello sport e non solo le vostre dove vi è concesso tutto».

Significato chiaro...

«E c'è un significato politico: così il Cio penalizza noi tutti. Vanno rivisti i calendari: andremo in Polonia, in Germania o dove? Tutto da rifare: ecco perché era giusto farsi sentire. I russi non hanno tirato per un anno, questa decisione è prematura: troppa carne al fuoco. Non siamo pronti ad accoglierli. Per fortuna si parla solo di partecipazioni individuali. Peggio se avessero ammesso le squadre».

Trecentoventitré firme: potevano essere di più...

«Vero. Qualcuno non sapeva dell'esistenza della lettera, altri non si sono espressi. Intendiamoci: mi spiace per quei russi che magari sono contro la guerra. Alcuni dicono: contro di loro non vado in pedana. Io non farei un discorso così: però affrontarli diventa pesante».

Si attendeva più firme dagli italiani?

«Ne parlavo a tavola con le mie compagne qui in ritiro. La notizia forse non è stata ben divulgata. C'è chi non sapeva. Altri non vogliono esporsi. Però sì: sono sorpresa. Pensavo fossimo di più, che qualcuno si esponesse con una firma».

La federscherma internazionale si era già schierata pro russi...

«Poi la decisione del Cio ha dato peso. Ma ci sono valori che vanno oltre lo sport: un discorso politico. La sintesi dice che, ancora una volta, i russi sono stati assolti».

Fra voi atleti internazionali ci saranno favorevoli e contrari...

«In genere tutti contrari alla guerra. Gli atleti russi per un anno sono stati lontani, ma c'è chi si è espresso a favore della guerra, onorato di andare al fronte. Detto per convinzione o per costrizione: non so. Ricordo che quando è scoppiata la guerra eravamo in Messico, a Guadalajara, e alcuni Paesi si sono rifiutati di tirare contro di loro».

Il Cio ha lasciato ad ogni federazione libertà di scelta se invitare i russi o no: pilatesco?

«Credo sia un modo per non prendersi tutte le responsabilità, ma la nostra federazione internazionale ha già deciso».

Nella lettera avete elencato numeri da brivido su morti e danni. Altro che colpo di fioretto: sciabolate...

«Sono stati bravi atleti tedeschi e americani nel far la ricerca. Io non ho partecipato alla stesura. Però volevo prendere posizione, dire la mia.

E l'ho fatto».

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