L'hanno fatto di nuovo. Lo sport si sporca ancora di doping e l'ombra della menzogna e dell'inganno si allarga sui Mondiali di sci di Fondo in corso in Austria, a Seefeld, dove, due notti fa, un blitz congiunto, con 16 diverse operazioni della polizia austriaca e tedesca, ha portato all'arresto di nove persone, cinque atleti e quattro fra medici e personale di staff. Gli agenti sono entrati in azione sia nella località tirolese, fermando sette persone all'alba della vigilia della 15km maschile in tecnica classica, sia, arrestando altre due persone, ad Erfurt, la città dove studiò Lutero e dei mercanti di blu, il prezioso pigmento per colorare i tessuti. Si tinge, invece, di giallo ancora una volta una rassegna mondiale di sci nordico.
L'operazione Bloodletting, «salasso», ha portato fatto grave quanto raro all'arresto di atleti anche perché alcuni sarebbero stati trovati, in flagranza di reato, flebo ed ago infilato nel braccio a poche ore dal via della gara. Si tratterebbe di due austriaci a circolare sono i nomi di Dominik Baldauf e di Max Hauke -, due estoni assenti in gara ieri erano Andreas Veerpalu e Karel Tammjarv - ed un atleta del Kazakhistan per cui si fa il nome del plurimedagliato Aleksej Poltoranin, anch'esso assente sulla griglia di partenza. Le perquisizioni in Germania, invece, hanno portato al fermo di una vecchia conoscenza del doping ematico, Mark Schmidt, ex medico del team Gerolsteiner. L'intera operazione prende le mosse da un documentario dell'emittente tedesca Ard che si occupò dell'ex fondista Johannes Dürr: condannato per uso di Epo nel 2014, dopo i Giochi di Sochi, rivelò, mettendolo anche nero su bianco in un libro, il sistema delle trasfusioni illegali in Germania. Mentre la Federsci italiana conferma che nessun atleta italiano sia stato coinvolto, la Federsci austriaca ha emesso un duro comunicato: «Nulla è più spregevole del doping e in Austria la tolleranza è da sempre zero verso quei singoli atleti che dimostrano di non aver imparato nulla dagli errori di altri nel passato», ha scandito il presidente Peter Schröcksnadel, annunciando un grande repulisti a fine stagione nei ranghi degli staff federali.
Colpe che ricadono sui singoli, responsabilità penali individuali, come da codice. Brucia, però, che il Paese ospite dei Mondiali, sia coinvolto nel più grande scandalo doping che abbia mai investito Fondo o Biathlon, dopo il 2006 dei Giochi di Torino. Ricordate? Fra San Sicario e Pragelato, l'operazione voluta da Raffaele Guariniello, scattò all'alba del giorno della staffetta maschile. Un atleta austriaco fu visto gettare dalla finestra una sacca nella neve. Era il febbraio di 13 anni fa e furono oltre 50 le persone perquisite. Per l'Italia il ricordo più bruciante risale a Salt Lake City 2002 e a quella medaglia di bronzo consegnata 22 mesi dopo a Stefania Belmondo che aveva chiuso quinta la 10 km in tecnica classica e fu promossa a podio in seguito alla doppia squalifica di Olga Danilova e di Larissa Lazutina. Anche a Sochi 2014 la biatleta azzurra Karin Oberhofer diventò bronzo nella 7.5 km, dopo la squalifica di Olga Vilukhin, una delle 11 medaglie revocate. Un po' meglio è andata, un anno fa, in Corea del Sud: a Pyeong Chang, i casi di doping sono stati solo quattro.
Per la cronaca, intanto la 15 km è stata vinta, su una neve tanto molle da sembrare schiuma, dal norvegese Martin Sundby, sul russo Alexander Bessmertnykh e il finlandese Iivo Niskanen con Francesco De Fabiani, ventesimo a quasi due minuti. Domani, serenità permettendo, ci sarà la staffetta, domenica la 50 km.
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