«Impensabile un mondiale senza Balotelli». Cesare Prandelli non si lascia intimidire da moralisti d'accatto e lancia, qualche ora prima di sfidare la Danimarca, il suo proclama che è una sorta di avviso ai naviganti. Oltre che all'interessato, rimasto in albergo per un attacco influenzale che non gli impedisce di twittare i suoi complimenti per il gol, magnifico per fattura, di Osvaldo definito "fenomeno hermanito". E in effetti la prodezza balistica del bad boy finito in Inghilterra, promossa da un magistrale lancio di Thiago Motta, oltre che un manuale di contropiede, è una perfetta esemplificazione di quel che la Nazionale può combinare di buono, pur sottoposta al martellamento danese.
D'accordo, un mondiale senza Balotelli è impensabile, nonostante quel gol di Osvaldo, rimasta prodezza isolata nella serata danese. Ma lo è anche, con tutto il rispetto per gli azzurri utilizzati, se al mondiale il ct dovesse presentarsi con la difesa assemblata ieri sera. È vero, nel quartetto si vedono insieme, per la prima volta, De Silvestri, Ranocchia e Balzaretti, ma la resa è molto deludente. E non solo perché il primo gol di Bendtner (pensate dopo 11 mesi di astinenza) arriva dopo uno scambio corto sul fianco destro senza che il difensore di casa Samp intervenga. Peggio di lui si comporta il romanista Balzaretti che due volte resta da solo con il gigante danese ex Juventus e due volte perde il duello in quota consentendo a Bendtner di andare a segno e di capovolgere il risultato aperto dal sigillo di Osvaldo. Stessa dimostrazione di impotenza difensiva oltre la metà della seconda frazione quando la Danimarca, con lo stesso spilungone, passa davanti, vantaggio meritatissimo e legittimato da un palo di Eriksen e da una traversa secca scheggiata dallo stesso attaccante. É una specie di ciclone. Chiellini dapprima gli sorride amabilmente, poi quando lo vede svettare come un'aquila sulle palle alte, deve interrogarsi come tutti noi: «ma non era così forte a Torino ».
Impensabile, insomma, un mondiale da protagonista per una Nazionale così che invece di utilizzare il vantaggio maturato nel primo tempo, chiudendolo nello scrigno di una difesa d'acciaio, si lascia schiacciare, come una provinciale. La difesa azzurra balbetta in Ranocchia, prende spifferi sui fianchi ma non viene nemmeno protetta dal centrocampo che viaggia a due cilindri: Thiago Motta è un esemplare ispiratore dell'1 a 0 di Osvaldo ma poi viene messo al muro dalla salute fisica dei danesi che martellano. Montolivo può fare poco, Marchisio sporca un pallone goloso (lancio di Diamanti), e la presenza di due tre-quartisti, come Diamanti e Candreva, invece di mettere cemento a centrocampo toglie addirittura consistenza alla trincea.
Così, sul far della sera, svaniscono tutti i sogni di gloria. E viene messa a rischio la possibilità di tagliare il traguardo testa di serie per il prossimo sorteggio mondiale in Brasile. Evitata la prima sconfitta del club Italia nei gironi di qualificazione (tra euro 2012 e mondiale 2014) dopo una vita: è l'unica soddisfazione di una serata malinconica. Segno che dietro le prime scelte, c'è una mediocrità allarmante.
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