"Due azzurri negli ottavi ma non è abbastanza..."

In Australia Fognini e Seppi passano tre turni 42 anni dopo Panatta e Barazzutti a Parigi '76

"Due azzurri negli ottavi ma non è abbastanza..."

L'ultimo punto di Fabio Fognini contro il francese Bennetau ha segnato un momento che fa la (piccola, per ora) storia del tennis italiano: a Melbourne infatti il caldo australiano regala un po' di sole nel nostro album dei ricordi, e dopo l'impresa di Seppi con Karlovic di venerdì, ecco che la vittoria - sempre in 5 set (3-6, 6-2, 6-1, 4-6, 6-3) - di Fabio, porta due azzurri negli ottavi maschili di uno Slam. Quarantadue anni dopo.

Già, perché mentre Fognini festeggia scherzando («Adesso mi tocca Berdych e con lui la palla più lenta va a 200 all'ora: Andreas invece ha Edmund, avrei preferito...»), il ricordo va al 1976, l'anno di grazia delle nostre racchette. Quando insomma a Roland Garros Adriano Panatta si avviava a vincere il torneo, mentre Corrado Barazzutti superava anch'egli, appunto, il terzo turno. Prima di finire impallinato da Vilas.

Adriano, è passato un po' troppo tempo...

«E meno male che ci sono arrivati, anche se ancora non hanno fatto nulla».

In che senso?

«Per carità: non voglio certo sminuire i risultati dei nostri ragazzi, però il vero successo è vincere uno Slam, non arrivare agli ottavi. Anche se comunque preciso che sono molto felice per Andreas e Fabio».

Partiamo da Seppi allora.

«Un bravo ragazzo, grande professionista. Si merita quello che ha conquistato. Ha già 33 anni, è quasi a fine carriera, ma è ancora lì a lottare».

Fognini?

«Lo sappiamo, diciamo sempre le stesse cose: grande talento. Avrebbe potuto ottenere molto di più in carriera. Ha battuto Benneteau, che non è uno facile. Seppi invece sapeva che con Karlovic basta aspettare: quando non gli entra la battuta, prima o poi la stupidata la fa».

Seppi ha 33 anni, Fognini 30: dove sono i giovani?

«È lo stesso discorso a livello mondiale. Siamo sempre lì con Federer, che è su un altro pianeta, e poi Nadal, Djokovic. Due che sono l'eccellenza di un modo di giocare ormai standardizzato...».

Dov'è la Next Gen?

«Il tennis ha un meccanismo malefico, passare da giovane promettente a professionista non è affatto scontato. Non lo è mai stato».

Meglio allora o oggi?

«Beh, anche ai miei tempi c'era gente come Borg, Connors, Vilas, Nastase: non era mica diverso. Ed anche a quei tempi da juniores se la giocavano McEnroe e Arraya: vedete un po' che fine differente hanno fatto».

Chi è il futuro numero uno secondo Panatta?

«Zverev è un predestinato. Ha perso con Chung? Il problema è che i tennisti d'oggi nelle giornate storte non sanno adattarsi alla situazione. Ma tranquilli: arriverà».

Chung che perse da Quinzi a Wimbledon nella finale juniores 2013...

«Appunto, è il discorso di prima».

E Kyrgios?

«Un cretino di talento. Anzi: un maleducato arrogante di talento. Se fosse più educato spenderebbe meno energie».

Torniamo agli italiani: pronostico?

«Edmund è alla portata di Andreas. Per Fognini è durissima con Berdych. Ma Fabio può battere chiunque, se vuole».

Sarebbe un'impresa: due italiani ai quarti...

«Speriamo! E vorrei proprio che uno dei due vincesse il torneo. Mi farebbe un grande favore...»

Come mai?

Ride. «Così dopo 42 anni la smettereste di chiamarmi...».

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