Le due facce del rimpianto

Le due facce del rimpianto

Rimpianti. I soliti. L'Europa League, un po' come la coppa Italia, tornei inutili, di seconda e terza fila, tipo amichevoli estive, robetta fastidiosa, trasferte scomode. Il Napoli esce dall'Europa per colpe proprie, l'Atalanta si ritrova espulsa per sfortuna e mira imprecisa dei suoi, ma anche per meriti dei tedeschi di Dortmund. Sarri prima definisce cialtrone il gruppo, se stesso compreso, poi si esalta per la riscossa di Lipsia, dimenticando quello che era accaduto con lo Shakhtar nell'esordio di Champions, idem come sopra, la solita sufficienza e il provincialismo nostrano. Si esce a testa alta, frase stupida che non sta scritta in nessun almanacco del calcio ma soltanto nei comizi e nella propaganda di allenatori, tifosi e, ahimè, anche giornalisti. Meglio andare avanti a testa bassa, contano i risultati, il resto è fuffa che serve a lavare coscienze di comodo e abbastanza ignoranti.

Il Napoli punta al campionato ma ha dimenticato (strano per un imprenditore dello spettacolo come De Laurentiis) che il teatro europeo è quello che vale per l'immagine internazionale, gli sponsor e il mercato dei diritti tv.

L'Atalanta sa che non basta la passione, quella grandiosa del pubblico bergamasco e della squadra stessa, servono altri fattori, compresa la fortuna che non sempre aiuta gli audaci.

Compresi, nella serata acida, anche gli insulti razzisti all'attaccante belga del Dortmund, Michy Batshuayi che ha replicato con un messaggio perfido: «Mi date della scimmia? Ora guardate l'Europa League in tivvù». Seguirà multa, se non sanzione più severa dell'Uefa, per l'Atalanta.

Totale, due club tedeschi hanno smascherato le nostre presunzioni e svegliato i nostri sogni.

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