E così finirono le notti magiche

E così finirono  le notti magiche

Napoli, 7 luglio 1990

Baggio ricordi ancora? Quell'errore di Vicini. C'era una squadra che aveva trovato la via della semifinale e del vincere, in Roby Baggio e Schillaci una impensabile coppia d'attacco. E il ct per quel martedì si fece prendere dall'amore per il pupillo Vialli, guarito da una ufficiale tracheite. Fu una delle scelte che stesero l'Italia contro l'Argentina di Diego e del "biondo chiomato" Caniggia, non solo i rigori sbagliati nel gran finale di partita. Lo stadio di Napoli prometteva amor d'Italia, nonostante Maradona. Diego aveva capito tutto: abile a farsi paladino di una città che l'adorava, fece sapere che era troppo facile ricordarsi dei napoletani e dimenticarsi dei problemi solo per sostenere l'Italia. Napoli dovette soffrire. Non si staccò da Diego, ma non negò il tifo all'Italia: non proprio caldo e contagioso come quello dell'Olimpico. Italia diversa da quelle precedenti, anche stanca. Vialli che lancia il grido di battaglia: «Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare». E il ct se ne fa suggestionare. In panca ci va Roby Baggio. Italia con i soliti leoni difensivi Zenga, Bergomi, Baresi, Ferri e Maldini, che non hanno ancora fatto segnare un gol agli avversari, De Agostini, Donadoni, Giannini, De Napoli a centrocampo, Vialli e l'indomabile Schillaci in avanti. Totò rimane quello delle notti magiche con il guizzo che lancia l'Italia in vantaggio. Ma Caniggia gela tutti, quando sfiora palla di testa sorprendendo Zenga e Ferri. Vola qualche applauso ai fratelli di Diego. Son guai, gli azzurri non reagiscono, la fatica si sente. Baggio entra al posto di Giannini. Ma servirebbe più forza a centrocampo, non in attacco. I rigori, la resa.

Ricompare la nostra tremarella: gol di Baresi, Baggio, De Agostini. Si arriva al 3-3. Maradona realizza, Goychoechea lustra nome e fama parando il tiro a Donadoni. E infine a Serena. Addio notti magiche: Gianna Nannini e Edoardo Bennato non cantano più.

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