A sei anni da Calciopoli la Juventus ha ripreso la leadership che l'aveva portata per lungo tempo a comandare il calcio italiano o comunque a farla da protagonista: una specie di miracolo dopo lo scandalo di allora, la caduta in B e la cessione di alcuni fra i suoi migliori attori, Ibrahimovic per primo. Fermo restando che la squadra di Capello, vittoriosa nel 2005 e nel 2006, non aveva bisogno di aiuti e aiutini per battere la concorrenza: lo testimoniano i tanti bianconeri presenti nella finale mondiale di Berlino. E che la costruzione del nuovo stadio, un gioiello nel suo genere, è figlia di quel tormentato periodo. La ricerca della giustizia e della verità non può essere a una sola via. Sarebbe sbagliato, giusto per capirci, ricordare Giraudo e Moggi solo per gli errori compiuti a iosa, soprattutto nella gestione del potere. Qualcosa di buono l'hanno pure fatta.
Con il trionfo dello scorso campionato, per niente prevedibile dopo i due precedenti settimi posti, la Signora ha ripreso a muoversi sul tappeto rosso della sua storia ultracentenaria. E' arrivata a tanto grazie all'importante budget posto a disposizione dagli azionisti e agli acquisti finalmente coerenti del nuovo management. Sotto questo punto di vista l'arrivo di Marotta è stato devastante per la concorrenza. Si domandino le rivali perché Lichtsteiner, Bonucci, Isla, Asamoah, Vucinic e Vidal, tanto per fare alcuni nomi, vestono bianconero invece che rossonero o nerazzurro. I signori in questione erano alla portata di tutte le grandi. E perché Pirlo, ritenuto un soprammobile a Milanello, sia finito in terra sabauda. Basta mettere assieme questi ingredienti per capire come il rinascimento della Juventus non sia casuale ma frutto di una certosina programmazione. Quella programmazione mancata su entrambe le sponde milanesi dove Berlusconi ha chiuso il portafogli e Moratti non se la sente più di arricchire mezzo calcio.
Il gap fra le due realtà è reso più evidente proprio dal flop delle milanesi che peggio di così non avevano mai fatto. Mai un club ha vinto lo scudetto dopo aver ottenuto solo 3 punti nelle prime 4 giornate, ci pensi il Milan. E mai, nel canovaccio antico della Serie A, le milanesi avevano perso le prime due partite in casa. Questa è la realtà odierna. Ma c'è dell'altro. La Juve sta investendo forte sul futuro, e non mi riferisco solo a Pogba e Marrone, già inseriti in prima squadra, mai ai tredici ragazzi, nati fra il '91 e il '94, scelti dal ds Paratici. Su tutti spicca Camilleri rientrato dal Chelsea. E poi Saporetti, Ilari, Sorensen, Buchel, Giannetti e Untersee. Nelle serie inferiori gioca poi un'altra ventina di giovani promesse bianconere.
Curioso poi che la Juventus debba
tanto a Conte confinato in tribuna per via della squalifica, mentre Inter e Milan s'interrogano sul futuro di Allegri e Stramaccioni, il primo confermato a piè sospinto, il secondo incapace di dare un'identità alla squadra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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