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E l'Italia senza giovani resta aggrappata a «nonna» Schiavone

Francesca Schiavone alla veneranda età di 37 anni è la numero uno d'Italia. O almeno lo sarà fino a domani, semplicemente perché Camila Giorgi la scavalcherà nella classifica mondiale

Francesca Schiavone
Francesca Schiavone

Anno nuovo, solita Italia. Se l'Atp è pronta a lasciare il futuro del tennis mondiale nelle mani delle nuove generazioni, che cosa si può dire del movimento azzurro che, dal canto suo, fa ancora il tifo per un'atleta di 38 anni sul viale del tramonto? Sembra uno scherzo, ma non lo è.

Francesca Schiavone alla veneranda età di 37 anni - saranno 38 a giugno! - è la numero uno d'Italia. O almeno lo sarà fino a domani, semplicemente perché Camila Giorgi la scavalcherà nella classifica mondiale per via della semifinale conquistata a Sydney in settimana. Fatto sta che otto anni dopo il meraviglioso trionfo sulla terra rossa di Parigi, Francesca Schiavone è ancora lì a sudare e lottare contro ragazzine che potrebbero essere figlie sue. Come Jelena Ostapenko, vincitrice dell'ultimo Roland Garros a 20 anni. Proprio lei - in effetti, il cerchio si chiude - è l'avversaria della Schiavone al primo turno degli Australian Open. Per Francesca, sarà la 17esima apparizione in quel di Melbourne. Eppure non era così scontata la sua presenza, anche perché un anno fa la milanese annunciava che il 2017 sarebbe stata il suo ultimo anno. Poi, però, il dietrofront e un messaggio che, di fatto, ha spiazzato un po' tutti: «È proprio vero che l'età non può farti iniziare o finire un sogno. Ispirata da Roger, Serena e Venus, dalla continua crescita e dal folle divertimento che questo sport mi regala, con grande piacere, passione e motivazione inizio a preparare un nuovo anno di tennis. Che il mio corpo e il mio cuore corrano insieme».

Tutto molto bello, inutile negarlo. Ma com'è possibile che dietro ai successi di Pennetta, Vinci (al passo d'addio agli Internazionali d'Italia), Errani e della stessa Schiavone ci sia un vuoto generazionale che la sola Camila Giorgi non potrà mai colmare? Tutto ciò dovrebbe far riflettere.

Del resto, però, non è che il nostro movimento maschile scoppi di salute. Anzi, tutt'altro. Nel passaggio tra i grandi, troppi i talenti si smarriscono nel parco giochi dell'Atp. Pensiamo a Quinzi, tornato però alla ribalta alle NextGen finals a Rho Fiera, a Donati, a Baldi, che non hanno rilevato il testimone di Bolelli, Seppi (ieri a segno nel Challenger di Canberra), Lorenzi, Fognini, tutti già sopra i 30 anni, su cui grava il macigno di dover tirare la carretta a un tennis azzurro che, come si evince dai risultati del 2017, ha rimediato figuracce tra Slam, Davis e Fed Cup. Allora, urgono soluzioni e chiarimenti dalla Federazione. Non basta solo aspettare e pregare che nuovi Pietrangeli e Panatta si prendano la scena, i campioni vanno fabbricati in casa. Come? Rimboccandosi le maniche e lavorando sodo.

Schiavone docet.

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