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E pure il Giro è sull'orlo di una crisi di nervi

Salgono contagi e paura. Organizzazione nel mirino e c'è chi vuol lasciare

E pure il Giro è sull'orlo di una crisi di nervi

È un Giro appeso ad un filo... Rosa. Il timore è che non regga, che ceda da un momento all'altro, visto che cominciano essere in troppi a tirarlo. Un filo ormai sottile, non adatto a reggere tutto e tutti. C'è già il problema di correre in pieno autunno, con tutte le difficoltà meteo annesse e connesse. E poi c'è l'epidemia di ritorno, il Covid-19, che sta rialzando la testa e ha costretto tutti noi a riabbassare le mascherine, sperando di non dover anche calare la cler. Ora ci si mettono anche le squadre a fare i capricci, anzi, a tentare l'ammutinamento, dopo aver accettato tutte le regole del gioco.

Una di queste, l'americana Ef (Education First, società specializzata in formazione linguistica, che con la pandemia sta vivendo una crisi profonda) è arrivata persino a scrivere alla federazione mondiale (UCI) di fermare la corsa in anticipo, dopo la tappa di domenica a Piancavallo, incassando immediatamente un bel niet. Il problema, però, resta. Dopo i nove casi già registrati, un paio di giorni fa sono tornati a casa alla chetichella (e questo ha generato sospetto e infastidito parecchi team) anche 17 uomini della polstrada scorta del Giro-E (elettrico), risultati positivi ai test nel giorno di riposo in Abruzzo. Questo ha scatenato la reazione di EF che già ieri mattina voleva abbandonare la corsa per mancanza di sicurezza e di altri team come la Lotto Soudal. Immediate le precisazioni: le autorità locali comunicano che nessuno degli infettati è nativo della zona, mentre da parte sua l'organizzazione del Giro spiega che gli agenti non seguivano la corsa rosa, ma un evento collaterale che nulla aveva a che vedere con la corsa professionistica. Insomma, il Giro-E probabilmente oggi non riparte, ma in casa Giro il clima elettrico rimane palpabile.

A completare questo stato di calma apparente, arrivano anche le dichiarazioni di corridori come Thomas De Gendt, il barbuto uomo delle fughe, che in questo caso non scappa ma non le manda a dire: «Questo Giro sta andando nella direzione sbagliata. Mi sento come se l'organizzazione ci stesse nascondendo delle cose. Sappiamo che i casi aumentano, è difficile non avere pensieri e concentrarsi sulla gara. Non sono preoccupato solo per me, ma anche per la mia famiglia: non voglio correre il rischio di contagiare altri», le parole alla tv fiamminga Sporza.

In questo clima e sulle strade della Nove Colli, vince l'ecuadoriano Jhonatan Narvaez, 23 anni, già vincitore su queste strade della Coppi & Bartali poco più di un mese fa. È fortunato, perché nel finale una foratura lo libera della scomoda compagnia dell'ucraino Padun. In rosa per il decimo giorno consecutivo il portoghese Joao Almeida, ieri scortato da tre compagni di squadra: «Anche questo fa la differenza, soprattutto sotto l'aspetto morale», dice il pupo rosa, uno dei pochi a mostrarsi sereno e sorridente.

Arrivo 12ª tappa 1) Narvaez (Ecu, Ineos) km 204 in 5h 31'24'' (media 36,93), 2) Padun (Ukr) a 1'08'', 3) Clarke (Aus) a 6'50'', 9) Almeida (Por) st, 11) Masnada, 16) Pozzovivo, 17) Nibali, 20) Fuglsang (Dan).

Classifica: 1) Almeida (Por, Deceuninck) in 49h 21' 46'', 2) Kelderman (Ola) a 34'', 3) Bilbao (Spa) a 43'', 4) Pozzovivo a 57'', 5) Nibali a 1'01''

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