L'errore incredibile di Radu è figlio del calcio di oggi

Il pasticcio del portiere dell'Inter è soltanto l'ultimo di una lunghissima serie. La ricerca esasperata della costruzione dal basso espone sempre più i numeri uno a brutte figure

L'errore incredibile di Radu è figlio del calcio di oggi

L'errore clamoroso di Ionut Radu potrebbe costare lo scudetto all'Inter. Un pasticcio inguardabile quello del portiere nerazzurro ma che in verità nel calcio di oggi non sorprende più di tanto. In effetti basta aver dato un'occhiata a Meret e Buffon lo scorso weekend fino a Donnarumma in Champions, sono solo gli ultimi di una lunghissima serie di errori dei portieri.

La mentalità dominante che propone l’uscita palla al piede è diventata un diktat irrinunciabile. Portieri incespicare sul pallone, altri azzardare passaggi di due metri con il fiato sul collo del centravanti avversario, altri ancora scambiarsi tre-quattro volte il pallone con i compagni per poi calciarlo a casaccio e spesso consegnando il pallone agli avversari. Sono momenti della partita a cui siamo ormai ad abituati ad assistere come normale abitudine. Al punto da chiederci chissà Zenga, Zoff o Albertosi cosa avrebbero urlato ai compagni vedendosi passare il pallone così tante volte?

Lo capì per primo Zdenek Zeman. Il suo Foggia trent’anni fa giocava con Mancini che stazionava a venti metri dalla propria porta. Era di fatto un difensore aggiunto. Poi c'è stata l’evoluzione della specie e negli ultimi dieci anni Manuel Neuer – al Bayern Monaco e con la Germania – ci ha fatto vedere quanto sia importante avere un portiere che giochi anche da libero.

"Il calcio sta cambiando molto, si sta cercando di cambiare anche le caratteristiche che deve avere un portiere, adesso dev’essere bravo coi piedi, dev’essere bravo nella costruzione. Per me il portiere ideale è il portiere che para, punto. Poi può essere bravo con i piedi, può arrampicarsi sugli alberi. L'importante è che abbia due mani che possano parare". Sono le parole di Carlo Ancelotti, probabilmente l'allenatore più bravo di tutti ad adattarsi alle mode del momento.

Il punto però è un altro. Se la costruzione dal basso diventa una delle soluzioni per far partire l’azione, allora è un buon modo per aprirsi il campo. Ma se diventa la regola allora diventa facile cadere nello psicodramma come capitato a Radu e agli altri. Uscire dal pressing, dare ampiezza al campo, trovare una chiave per un’azione che diventa subito offensiva.

Bisogna avere i piedi buoni, per prima cosa. E la qualità media dei difensori della Serie A negli ultimi anni si è livellata, ma verso il basso. Spiegazione banale: nel Manchester City di Guardiola la costruzione dal basso è un meccanismo (quasi) perfetto, nelle altre squadre no. Cioè: se hai Ederson hai un valore aggiunto, se hai Meret o Radu no.

Proprio per questo il timore che sia diventata una moda è sempre più una certezza. Lo fanno tutti lo faccio anche io. Magari tra qualche anno il lancio lungo del portiere a scavalcare il centrocampo sarà tornato di moda e bisognerà trovare portieri-quaterback.

Ora però perchè non andare controcorrente e trovare soluzioni alternative? Non è un bene quando il calcio trova la sua comfort zone e si adagia. Meglio inventarsi qualcosa, meglio rendere semplice ciò che è complicato. Anche spazzare via il pallone.

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